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Politica

Di Maio lascia il M5S: “Da oggi inizia un nuovo percorso”. Il nome del nuovo gruppo e le firme in lista

Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, avrebbe messo in atto la scissione definitiva con il Movimento 5 Stelle: trapelato il nome del nuovo gruppo e le firme in lista. Diverse le cause che hanno portato al divorzio.

Conte chiede e ottiene un provvedimento disciplinare per Di Maio, mentre tenta di prendere in mano un partito morente. Il Movimento 5 Stelle è ormai in coma, con il ministro degli Esteri che è pronto a dire definitivamente ai pentastellati per difendere la Nato.

la scissione di Di Maio dal M5S: il nome del nuovo gruppo e le firme in lista – meteoweek.com

In buona sostanza, Luigi Di Maio ha infine messo in atto la scissione dal Movimento. La notizia è arrivata poco prima del discorso di Mario Draghi al Senato, con le agenzie di stampa che hanno cominciato ad annunciare come più di 50 parlamentari abbiano firmato per seguire il ministro degli Esteri in una nuova formazione politica.

Il nome e i nomi del nuovo partito

“È difficile dirlo, ma oggi io e altri colleghi lasciamo il Movimento 5 Stelle, che non sarà più la prima forza politica al Parlamento. Gli auguro di raggiungere gli stessi risultati che abbiamo raggiunto insieme. Da oggi inizia un nuovo percorso“. Queste le parole pronunciate da Di Maio nel corso della conferenza stampa conclusasi poco fa, e con la quale ha ufficialmente annunciato l’uscita dal Movimento 5 Stelle.

Secondo quanto si apprende dalle fonti, il nome del nuovo partito capitanato da Di Maio sarebbe “Insieme per il futuro”. Ma il primo a commentare la vicenda (ben prima della conferenza stampa) è stato Alessandro Di Battista, ex pentastellato. “Un Movimento nato per non governare con nessuno ha il diritto di evolversi e governare con qualcuno per portare a casa risultati. Non ha alcun diritto di governare con tutti per portare a casa comode poltrone. Si chiama ignobile tradimento”, ha spiegato Di Battista su Facebook. E ancora un’altra frecciata scoccata contro l’ex collega: “Insieme per il futuro? Il futuro di Di Maio”.

In tutto ciò, pare sia apparsa anche una lista con i nomi pronti a far parte della nuova formazione. Sebbene si tratti ancora di voci da confermare, le indiscrezioni riportate da Il Fatto Quotidiano parlano di oltre 50 firme, e si specula sui seguenti nomi: Primo Di Nicola, senatore al primo mandato; Simona Nocerino, senatrice al primo mandato; Fabrizio Trentacoste; Antonella Campagna; Vincenzo Presutto; Francesco Castiello; Gianmarco Corbetta; Pietro Lorefice; Sergio Vaccaro; Daniela Donno.

Ha detto che lascia il M5s, ma per ora non aderisce al progetto di Di Maio, il senatore Emiliano Fenu. Alla Camera sono almeno 24: ci sono i fedelissimi al secondo mandato come Gianluca Vacca, Sergio Battelli, Daniele Del Grosso, Carla Ruocco e il questore della Camera Francesco D’Uva. Ma anche la viceministra all’Economia Laura Castelli e il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano (entrambi al secondo giro). E naturalmente Vincenzo Spadafora (al primo mandato). Si parla anche dell’adesione del viceministro della Salute Pierpaolo Sileri.

E ancora, 24 i nomi provenienti dalla Camera: i “fedelissimi” al secondo mandato, ovvero Gianluca Vacca, Sergio Battelli, Daniele Del Grosso, Carla Ruocco e Francesco D’Uva; e anche la viceministra all’Economia Laura Castelli, il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano, Vincenzo Spadafora, il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri, Alberto Manca, Caterina Licatini, Luigi Iovino, Andrea Caso, Davide Serritella, Paola Deiana, Filippo Gallinella, Elisabetta Barbuto, Iolanda Di Stasio, Sabrina De Carlo, Alessandro Amitrano, Elisa Tripodi, Nicola Grimaldi, Dalila Nesci, Simone Valente e Andrea Giarrizzo.

Le cause della scissione

L’exploit che avrebbe portato alla scissione di Di Maio dal Movimento 5 Stelle sarebbe riconducibile a tutta un’addizione di numerosi fattori. Si specula molto sulla sua “maturazione” nella carriera politica, con il nostro Carmelo Giuffre che ha proposto un’interessante analisi in merito proprio all’evoluzione del (ex) pentastellato. Poiché se dal momento in cui è diventato titolare della Farnesina la sua voce all’interno del Movimento era andata gradualmente spegnendosi, “è proprio con il governo Draghi che Di Maio sembra aver compiuto la più perfetta delle metamorfosi democristiane, diventando un uomo delle e per le istituzioni, sempre più distante” dal M5S. Una metamorfosi con la quale vorrebbe e potrebbe costruire un suo percorso personale in grado di farlo stare in piedi anche alla fine dei suoi due mandati nel partito di Grillo.

Ad ogni modo, le micce sarebbero comunque state molteplici. I sostenitori del ministro puntano il dito contro la politica estera, che avrebbe sollevato “troppe fibrillazioni”, “troppe minacce senza mai arrivare a niente” (secondo quanto raccontano a Il Fatto Quotidiano). “Sul nostro posizionamento in questa guerra non si possono fare battaglie politiche”, avrebbero incalzato i dimaiani. Ma a mettere il dito nella piaga è stato anche l’ex premier Conte, che con Di Maio proprio non trova più alcuna sintonia – c’è chi parla addirittura di “odio politico”. Anche il fattore Draghi, però, sembrerebbe aver influito in parte: per il premier, infatti, governare con una fetta pentastellata pronta a contestare le sue comunicazioni al Parlamento e le sue scelte in materia di politica estera è un intralcio non da poco.

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