Draghi alla prova del Senato, test per il governo: fumata nera sulle armi a Kiev

Fumata nera sulla risoluzione per gli aiuti militari all’Ucraina nel vertice tra governo e partiti della maggioranza. 

I Cinque Stelle – ma non solo loro – puntano i piedi e chiedono al governo di riferire in Aula su eventuali nuovi invii di armi a Kiev. Ma nel Movimento la tensione interna è sempre più alta.

Non è arrivato l’accordo nella riunione di maggioranza per decidere il testo della risoluzione da votare in Parlamento dopo le comunicazioni del premier Draghi. Morale: sintesi non trovata e riunione aggiornata alle 8:30 di oggi.

I Cinque stelle non arretrano dalla loro linea, che prevede di coinvolgere anche il Parlamento in ogni decisione dell’esecutivo sull’invio di armi a Kiev. Il decreto precedente, al quale il governo voleva fare riferimento nella risoluzione, non prevedeva alcun voto del Parlamento. Qui i Cinque Stelle si sono opposti con durezza. E più di sei ore di confronto non sono state sufficienti per giungere a un compromesso col resto della maggioranza di governo.

Il governo proponeva di inserire nel testo della risoluzione l’impegno ad aggiornare costantemente il Parlamento in occasione dei vertici internazionali – ad esempio i summit Nato e G7 – e soprattutto nel caso di nuove spedizioni di armi all’Ucraina. Nel testo sarebbe finito il riferimento normativo alla risoluzione precedente.

Ma la proposta dell’esecutivo non ha convinto appieno il M5s. E non solo i pentastellati. Anche Leu, attraverso la senatrice Loredana De Petris di Leu, riporta l’AGI, ha chiesto che l’esecutivo venga a riferire ogni qual volta si presentino delle novità sulla linea sulla guerra. Non solo, dunque, ogni tre mesi. Anche i Cinque Stelle hanno condiviso la posizione della senatrice di Leu, ufficializzandola con un post sul loro blog, dopo la riunione del Consiglio Nazionale del Movimento di lunedì sera.

Cosa dirà il premier al Senato

In Senato Mario Draghi ribadirà l’appoggio convinto dell’Italia all’Ucraina e il posizionamento internazionale del nostro paese all’insegna dell’atlantismo e dell’europeismo. Ma all’interno della maggioranza le acque sono turbolente. E oggi sarà più chiaro se il governo uscirà rafforzato o indebolito dal passaggio in Parlamento.

La tensione è alta sulla risoluzione da votare dopo le comunicazioni del premier. Non c’è ancora l’intesa, ma i Cinque Stelle dovrebbero aver rinunciato a presentare una propria mozione da affiancare a quella di maggioranza. A essere presentata ai partiti della maggioranza di governo ci sarà solo la risoluzione messa a punto dal sottosegretario agli Affari Europei Vincenzo Amendola. Resta ancora in piedi, riferisce sempre l’AGI, la richiesta pentastellata all’esecutivo di riferire in Parlamento prima di ogni ulteriore invio di armi.

Su altri punti del testo della maggioranza si è raggiunto invece un accordo tra i partiti. C’è intesa dunque sulla richiesta di adesione di Kiev all’Unione europea, sul Repower Eu sull’energia, sugli interventi a favore di famiglie e imprese aggredite dalla crisi e sulla revisione del patto di stabilità.

M5S: tensione altissima all’interno del Movimento

Dentro il M5S la tensione però resta alle stelle. Il Consiglio nazionale 5S, in una lunga nota, dopo aver ribadito la richiesta di votare in Parlamento gli invii di armamenti all’Ucraina, ha attaccato duramente il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio accusandolo di avere “offeso la nostra comunità”.

Il titolare della Farnesina è finito sul banco degli imputati per le sue ultime dichiarazioni sulla linea di politica estera del Movimento che, afferma il Consiglio Nazionale pentastellato, “distorcono le chiare posizioni assunte in questa sede il 16-17 maggio (e prima ancora dello scorso 26 aprile), e oggi integralmente ribadita, sempre all’unanimità”.

“Le dichiarazioni circa una presunta volontà del M5s di operare un ‘disallineamento’ dell’Italia rispetto all’Alleanza euro-atlantica e rispetto all’Unione Europea – è la risposta del Movimento alle esternazioni di Di Maio – sono inveritiere e irrispettose della linea di politica estera assunta da questo Consiglio Nazionale e dal Movimento, che mai ha posto in discussione la collocazione del nostro Paese nell’ambito di queste tradizionali alleanze”.

Letta cerca di cucire, Salvini punzecchia

Agitazioni e tensioni che preoccupano anche il segretario dem. Enrico Letta torna a chiedere unità alle forze della maggioranza: “Io sono convinto che in questo momento sia assolutamente fondamentale che il governo sia sostenuto nel suo sforzo unitario per la pace, ha detto Letta. “Bisogna fare tutto il possibile in questo momento perché prevalga l’unità e questo è lo sforzo che noi stiamo mettendo: l’unità, il sostegno al governo, lo sforzo per la pace, lo sforzo soprattutto perché gli ucraini sentano fino in fondo il sostegno e l’aiuto che noi dobbiamo dare loro”.

Rispolvera invece la sua verve polemica il segretario della Lega, Matteo Salvini: “Sicuramente avere un ministro degli Esteri sconfessato dal suo partito, con una guerra in corso, non è il massimo della vita, perché lui rappresenta l’Italia. Sicuramente lo scontro che va avanti ormai da tempo fra Conte e Di Maio non aiuta“, chiosa il leader leghista.

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