Lo strappo con Conte sembra definitivo e per Di Maio non esistono margini di mediazione. Chiunque critica la Nato, secondo il titolare della Farnesina, mette a rischio la sicurezza nazionale.
“I dirigenti della prima forza politica in Parlamento, invece di fare autocritica, decidono di fare due cose: attaccare, con odio e livore, il ministro degli Esteri e portare avanti posizioni che mettono in difficoltà il governo in sede Ue”. ( Luigi Di Maio)
Alla fine Luigi Di Maio è uscito allo scoperto.
Dal momento in cui il deputato pentastellato è diventato titolare della Farnesina, la sua voce all’interno del Movimento era andata gradualmente spegnendosi, quantomeno a mezzo stampa. Sicuramente l’entrata in scena di Conte, chiamato da Grillo ( che se n’era poi pentito a dire il vero, ma questa è un’altra storia) a prendere in mano le redini del Movimento, aveva ridimensionato il suo ruolo di comunicatore. Prima dell’investitura dell’ex premier, era quasi sempre stato Di Maio a metterci la faccia, a rivendicare la linea politica all’interno del Movimento, e l’apice di questo suo protagonismo lo si è sicuramente toccato con la nascita del governo giallo-verde che lo ha visto diventare vice premier e riferimento apicale del Movimento all’interno del governo.
Poi è arrivato il governo giallorosso, e per Di Maio si sono spalancate le porte della Farnesina. Un ruolo profondamente diverso da quello che lo aveva impegnato al Ministero del lavoro. Una mansione infinitamente più istituzionale che lo ha sicuramente aiutato a completare il suo processo di maturazione. La scomoda alleanza con il Pd nata con il permesso di Renzi, e che si è dissolta quando quest’ultimo ha ritirato la fiducia, e la nomina a premier di Mario Draghi e al suo esecutivo di unità nazionale, non hanno cambiato nulla del suo percorso e la sua riconferma alla farnesina è sembrata scontata.
Ed è proprio con il governo Draghi che Di Maio sembra aver compiuto la più perfetta delle metamorfosi democristiane, diventando un uomo delle e per le istituzioni, sempre più distante dal Movimento. E d’altronde è proprio questa esasperata e assolutistica rivendicazione del suo atlantismo che mostra in maniera plastica la distanza con la sua comunità politica.
Da Gaeta, dove il ministro si trovava per presenziare al Blue Forum Italian Network, l’attacco frontale al Movimento e Conte è pesantissimo: “Ho letto che in questo ore c’è una parte del Movimento che ha proposto una bozza di risoluzione che ci disallinea dall’alleanza della Nato e dell’Ue, la Nato è un’alleanza difensiva, se ci disallineano dalla Nato mettiamo a repentaglio la sicurezza dell’Italia”. Di Maio ha accusato apertamente i suoi colleghi pentastellati di irresponsabilità e immaturità politica: mettere in dubbio la giustezza morale dell’invio di armi all’Ucraina, o il comportamento della Nato sulla vicenda, equivale evidentemente per il Ministro a danneggiare, destabilizzare l’Italia con gli alleati, mettendo a rischio la sicurezza nazionale del paese.
Parole troppo forti, al punto che sono in molti all’interno del Movimento a pensare che queste dichiarazioni non siano state altre che il preludio a un’uscita pianificata che Di Maio aveva progettato da tempo.
“Vengo accusato dai dirigenti della mia forza politica di essere atlantista ed europeista. Lasciatemi dire che, da ministro degli Esteri, davanti a questa terribile guerra rivendico con orgoglio di essere fortemente atlantista ed europeista. Ricordo innanzitutto a me stesso che abbiamo precise responsabilità: in ballo c’è il futuro dell’Italia e dell’Europa”.
In tal senso per lui sembra ormai esistere una sola via che garantisce al paese sicurezza, una sola via che va perseguita a qualunque costo. Quello stesso Di Maio che, come ha ben ricordato Travaglio in uno dei suoi più recenti editoriali, nel 2017 non sembrava essere così affezionato alla Nato, così convinto della sua natura prettamente difensiva, al punto da chiedere pubblicamente di poter rivedere il ruolo dell’Italia al suo interno:
“Vi ricordo che la Nato in questo momento sta portando truppe al confine della Russia quando noi crediamo che non sia assolutamente indicato. È da folli fare questa cosa. Quello che chiediamo noi è rivedere quello che è l’impegno dell’Italia nella Nato. E ci fa piacere che anche Trump venga su questa linea” (Di Maio, vicepresidente M5S della Camera, Lapresse, 13.1.2017).