I risultati del secondo turno delle elezioni legislative francesi, senza precedenti nella Quinta Repubblica, assestano un duro colpo a Macron.
Il presidente adesso si trova due forti gruppi di oppositori all’Assemblea nazionale e dovrà negoziare con repubblicani e centristi per poter governare e far passare le riforme promesse.
Adesso servirà una soluzione all’italiana per governare la Francia. Ovvero ci sarà bisogno di molta fantasia. I risultati del secondo turno delle elezioni legislative francesi sortiscono l’effetto di un terremoto politico sullo scenario transalpino. Macron perde la maggioranza assoluta, la destra di Marine Le Pen ottiene un risultato storico, senza contare l’exploit della sinistra unita.
Un voto senza precedenti nella storia della Quinta Repubblica che mette in forse la capacità di Emmanuel Macron di poter governare. A rischio le riforme promesse dal presidente francese, in particolare quella delle pensioni.
Anche in queste elezioni alto il tasso di astensione, che tocca quota 53,79%, oltre un punto in più rispetto al primo turno (52,49%) anche se non raggiunge il record del secondo turno del 2017 (57,36%). Ora per il presidente si apre un delicato periodo di trattative per stringere nuove alleanze, con un rimpasto di governo in vista e nuove posizioni di responsabilità nella prossima Assemblea.
La coalizione presidenziale Ensemble! (LREM, MoDem, Agir e Horizons) ha raggiunto 245 seggi, ben lontano dalla maggioranza assoluta di 289 deputati su 577. Così Macron, che si era rivolto ai francesi chiedendo loro di dargli “una maggioranza forte e netta”, si trova fortemente indebolito a soli due mesi dalla sua rielezione.
Da un lato lo aspetta la dura battaglia contro la sinistra unita (LFI, PS, EELV e PCF), diventata la principale forza di opposizione con 137 deputati. Jean-Luc Mélenchon parla già di “totale disfatta” del partito di Macron annunciando una strenua opposizione all’Assemblea nazionale.
E non è tutto: Macron deve anche incassare il successo dell’arcinemica Marina le Pen, che sbarca massicciamente – e contro ogni previsione – all’Assemblea nazionale con 89 seggi. Così RN potrà facilmente formare facilmente un gruppo parlamentare. Come era accaduto una sola volta, dal 1986 al 1988, col Front National di Jean-Marie Le Pen, grazie al sistema proporzionale. Anche Marine Le Pen ha annunciato “un’opposizione ferma, senza collusione, responsabile”.
Macron dovrà presumibilmente stringere alleanza coi repubblicani, che pur arretrando rispetto alla posizione nell’Assemblea uscente, dove erano la seconda forza, ottengono 64 deputati assieme ai loro alleati dell’UDI e dei centristi. Un risultato quasi inaspettato visto il flop alle presidenziali. E adesso saranno vitali per Macron, che ha un bisogno disperato di voti per arrivare alla maggioranza assoluta.
“Lavoreremo da domani per costruire una maggioranza d’azione, non c’è alternativa”, ha detto la premier Elisabeth Borne aggiungendo che questa “situazione senza precedenti costituisce un rischio per il nostro Paese”.
Servirà dunque “molta fantasia” per manovrare in questa “situazione senza precedenti”. Lo ha ammesso il ministro dell’Economia Bruno Le Maire, spiegando che, malgrado tutto, la Francia non sarà ingovernabile. Per Macron, “questo quinquennio sarà un quinquennio di trattative, di compromessi parlamentari. Non sarà più Giove a governare, ma un presidente alle prese con la mancanza di maggioranza in Assemblea”. Lo prevede il professore di diritto costituzionale Domenico Rousseau. Il capo di Stato francese è atteso da giorni frenetici, tra obblighi internazionali (Consiglio europeo, G7, vertice Nato) e le grandi manovre sul fronte interno per confezionare un rimpasto di governo.
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