Alla viglia del ballottaggio Sboarina-Tommasi nella città di Romeo e Giulietta arriva la lettera del vescovo Giuseppe Zenti.
Il presule indica la scala di priorità che dovrebbe guidare la scelta del candidato alla guida della città. Partono le polemiche.
È polemica per la missiva del vescovo di Verona, monsignor Giuseppe Zenti, alla vigilia del ballottaggio tra il sindaco uscente Federico Sboarina, candidato da FdI e Lega, e lo sfidante Damiano Tommasi, appoggiato dal centrosinistra. In una lettera indirizzata ai sacerdoti della diocesi, il vescovo Zenti ha richiamato il diritto-dovere dei pastori della Chiesa, in concomitanza con le tornate elettorali cittadine, di «far coscienza» a se stessi «e ai fedeli di individuare quali sensibilità e attenzioni sono riservate alla famiglia voluta da Dio e non alterata dall’ideologia del gender, al tema dell’aborto e dell’eutanasia».
È un passaggio chiave della lettera inviata dal vescovo Zenti, in data 18 giugno, nel cuore della campagna elettorale per il ballottaggio della prossima domenica, 26 giugno, quando i veronesi saranno chiamati a eleggere il loro primo cittadino. «Compito degli ordinati», avverte Zenti, «non è schierarsi per partiti o persone, ma segnalare presenze o carenze di valori civili con radice cristiana».
La lettera di monsignor Zenti, 75 anni, che si appresta a congedarsi da vescovo della città scaligera, ha fortemente irritato il Partito Democratico. Domenica prossima l’ex calciatore della nazionale (con un passato in club come Roma e Verona) Damiano Tommasi sfiderà il sindaco uscente Federico Sboarina, sostenuto da Lega e Fratelli d’Italia. Tommasi, candidato appoggiato da Pd, M5s e liste civiche, ha avuto più consensi di tutti al primo turno delle comunali.
Zenti, nella sua lettera, non fa nomi e cognomi. Ma i critici accusano: la forte enfasi in chiave antigender appare come un endorsement per Sboarina, candidato del partito di Giorgia Meloni, che più volte ha preso posizione contro l’ideologia gender.
A dirla tutta il presule indica anche altri temi tra le «frontiere prioritarie che fanno da filtro per la coscienza» nella valutazione dei programmi dei candidati alla carica di sindaco. Tra questi anche l’attenzione «alla disoccupazione, alle povertà, alle disabilità, all’accoglienza dello straniero, ai giovani, alla scuola cattolica, a cominciare dalle materne».
Non è la prima volta che alcune prese di posizione del vescovo fanno discutere. Era successo anche nel 2015. Anche in quell’occasione galeotta era stata una lettera. Mandata però agli insegnanti di religione. Quella volta Zenti aveva condiviso il programma elettorale di una candidata leghista alle elezioni regionali. Di recente il vescovo ha tuonato contro il Ddl Zan. «L’omosessualità praticata non è un valore agli occhi di Dio», aveva ammonito Zenti nella sua premessa. Per poi affondare: «Auspichiamo che si possa continuare a dire, che non resti traccia nel Ddl di bavagli o di possibili carceri. Sarebbero residuati da Gestapo».
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