M5S, resa dei conti: Di Maio punta a un nuovo partito

Sale la tensione all’interno del Movimento tra le due anime capeggiate da Giuseppe Conte e da Luigi Di Maio.

Si fa largo l’ipotesi di un nuovo soggetto politico di ispirazione ‘draghiana’ e moderata.

Un partito “governista”? È una ipotesi, dice l’AGI, che si sta facendo strada nei palazzi della politica. Soprattutto dopo l’invito, o meglio la sfida, di Luigi Di Maio a Giuseppe Conte. Il titolare della Farnesina esorta il leader dei 5s a confrontarsi sulla democrazia interna, a non mettere in difficoltà l’esecutivo sull’Ucraina e a fare autocritica dopo il brutto risultato delle comunali.Non possiamo stare nel governo e poi, un giorno sì e un giorno no, attaccare il governo. Il M5s deve fare un grande sforzo nella direzione della democrazia interna”, ha detto Di Maio.

Ma Conte non ci sta e rilancia: “Lezioni da lui di democrazia fanno sorridere. Di Maio vuole uscire dal M5s per fare un nuovo partito? Non mi fate mettere nella testa altrui, questo ce lo dirà lui in queste ore”, dichiara l’ex premier.

Sarebbe dunque nell’aria un un soggetto politico moderato e ‘draghiano’ capace di abbracciare un’area trasversale  che va ad esempio da Sala ai ministri governisti di Forza Italia, abbracciando anche quelli della Lega. A questo soggetto punterebbe di Maio, spalleggiato da esponenti pentastellati come Spadafora. Una formazione ‘anti-spread’ all’insegna del draghismo e del moderatismo. “Senza Draghi come punto di riferimento lo spread arriverebbe a 400”, riferisce all’AGI una fonte parlamentare M5s.

Lo scontro tra le due anime M5s

Sempre più distanti Giuseppe Conte e Luigi Di Maio – Meteoweek

La tensione tra le due anime del M5s, quella più di lotta che di governo e quella più di governo che di lotta, è sempre più aspra. Con un rischio di scissione che suscita le preoccupazioni del Pd ma anche quelle di altri membri del governo. Una frattura potrebbe mettere ulteriormente a rischio la tenuta dell’esecutivo, già atteso al banco di prova della risoluzione della maggioranza sulle comunicazioni del premier Draghi il 21 giugno.

Sul piatto c’è anche la lotta per la leadership tra l’ala governista del M5S, capeggiata da Di Maio, e quella movimentista guidata da Conte. Coi contiani che cercano di far emergere lo scarso seguito del ministro degli Esteri – soprattutto al Senato – e chiedono a Conte una linea dura contro Di Maio. I ‘governisti’ si schierano invece dalla parte del responsabile della Farnesina e pongono il problema politico della leadership. Im ballo c’è anche lo scontro per il superamento del secondo mandato.

Ma c’è anche la linea dell’unità

Nessuno dei due leader sembra voler cedere. Ulteriore motivo di frizione la nomina dei referenti regionali da parte del presidente M5s su cui, di fatto, si è ripetuto il braccio di ferro scattato all’indomani dell’elezione del presidente della Repubblica.  A giudizio di Di Maio l’elettorato pentastellato appare disorientato da chi vuole seguire Salvini, dai mal di pancia nei confronti del governo. Una parte dei gruppi M5s è tentata infatti dallo strappo per non lasciare – spiega una fonte all’AGI – l’iniziativa nelle mani di Salvini.

Ma c’è anche una parte del Movimento estranea alle divisioni interne e che auspica una rinnovata unità. È  la linea di alcuni ‘big’ come Crimi e Licheri che avrebbero espresso, a quanto pare, le loro perplessità sulle riflessioni di Di Maio. Resta da capire cosa dirà Beppe Grillo che non sarebbe favorevole, secondo le indiscrezioni, a a un’altra scissione.

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