Il governo britannico ordina l’estradizione del fondatore di WikiLeaks, Julian Assange, ormai da tre anni rinchiuso in carcere a Londra. Amnesty International: “Messaggio agghiacciante ai giornalisti di tutto il mondo”.
La ministra degli Interni britannico, Priti Patel, ha firmato un ordine per l’estradizione del fondatore di WikiLeaks, Julian Assange, negli Stati Uniti, dove è accusato di spionaggio. Una decisione, questa, che la sua organizzazione ha definito come un “giorno buio per la libertà di stampa”. Ad emettere l’ordine formale è stato un tribunale di Londra lo scorso aprile. Patel ha dunque convalidato il suo trasferimento negli Stati Uniti dopo una battaglia legale durata anni.
La decisione conterà, con buona probabilità, altri mesi di controversie legali. Come spiegato infatti dalla CNN, Jennifer Robinson, il consulente legale di Assange, ha dichiarato nelle scorse ore che sarà presentato ricorso, e che il caso potrebbe essere portato alla Corte europea dei diritti umani a Strasburgo. “Questa non è la fine della strada e useremo ogni meccanismo di appello a nostra disposizione per prevenire questa estradizione”, ha infatti dichiarato l’avvocato in una conferenza stampa.
“Un messaggio agghiacciante ai giornalisti di tutto il mondo”
In una dichiarazione, Wikileaks ha affermato che Assange “non ha commesso alcun reato e non è un criminale“, aggiungendo che è un “giornalista e un editore”, e che “viene punito per aver fatto il suo lavoro”. “Questo è un giorno buio per la libertà di stampa e la democrazia britannica. Chiunque abbia a cuore la libertà di espressione dovrebbe vergognarsi profondamente”, ha aggiunto l’organizzazione nella nota.
Il Ministero dell’Interno ha sottolineato, al contrario, che i tribunali del Regno Unito non hanno ritenuto l’estradizione di Assange incompatibile con i suoi diritti umani. “I tribunali del Regno Unito non hanno ritenuto oppressivo, ingiusto o un abuso di processo l’estradizione del signor Assange. Né hanno ritenuto che l’estradizione possa essere incompatibile con i suoi diritti umani, compreso il suo diritto a un processo equo e alla libertà di espressione. Mentre si trova negli Stati Uniti sarà trattato in modo appropriato, anche in relazione alla sua salute“, si legge nella dichiarazione che annuncia l’ordine formale di estradizione.
L’attivista australiano e il suo entourage legale hanno 14 giorni per presentare ricorso contro la decisione del governo – opzione già annunciata dall’organizzazione. “Chiunque in questo Paese tenga alla libertà di espressione dovrebbe vergognarsi profondamente del fatto che la ministra dell’Interno ha approvato l’estradizione di Julian Assange negli Usa, il Paese che ha complottato il suo assassinio”, spiega l’associazione sempre nella nota.
Assange si trova attualmente nella prigione di massima sicurezza di Belmarsh a Londra, dove è detenuto da quando è stato portato via dall’ambasciata ecuadoriana a Londra, ormai tre anni fa. Sua moglie, Stella Moris, ha dichiarato in una conferenza stampa tenutasi oggi che il Regno Unito “non dovrebbe essere coinvolto in persecuzioni per conto di una potenza straniera in cerca di vendetta”, una potenza straniera “che ha commesso crimini che Julian ha portato alla luce del sole”.
Contro il provvedimento di estradizione si batte anche Anche Amnesty International. “Consentire che Julian Assange venga estradato negli Stati Uniti significherebbe esporlo a un grande rischio, e mandare un messaggio agghiacciante ai giornalisti di tutto il mondo”, ha infatti dichiarato Agnes Callamard, segretaria generale dell’organizzazione.