La piccola Elena, 5 anni, assassinata dalla madre, la notte prima di essere uccisa aveva dormito dai nonni paterni
Aveva paura che la nuova compagna del suo ex e padre di sua figlia, le portasse via l’affetto di Elena. Secondo gli investigatori, proprio la gelosia sarebbe stato il movente che avrebbe spinto Martina Patti, 23 anni, a uccidere la figlia Elena Del Pozzo, 5 anni.
Tra Martina e Alessandro Nicodemo Del Pozzo, 24 anni, padre di Elena, la relazione era terminata da diverso tempo. Tutti e due si erano rifatti una vita, lui con una donna con cui conviveva e a cui la bimba si era legata.
Pare ci fosse tensione nei rapporti tra Martina Patti e i familiari dell’ex compagno, come ha detto Rosaria Testa, nonna paterna:«Elena era meravigliosa, sua madre aveva un atteggiamento autoritario e aristocratico, non mostrava segni di affetto e non era empatica, nemmeno nei confronti della bambina. Non rispondeva mai al telefono alle mie chiamate e decideva lei quando portarci la bambina.
Quando litigavano, Elena non voleva andare via da casa nostra. Un giorno la mamma le stava dando botte e gliela abbiamo dovuta togliere dalle mani. L’abbiamo accompagnata a scuola e le ho detto: Nessuno ti vuole bene più di me. Lei mi ha guardata e mi ha fatto capire che aveva capito».
Elena aveva passato l’ultima notte con i nonni paterni, era stata nella loro abitazione ed era molto felice, aveva piacere di stare con loro e con la nuova compagna di suo padre. La mattina seguente la zia la porta all’asilo e la madre va a prendere la piccola per le 13:30, poi insieme fanno ritorno a Mascalucia (Catania).
Forse a far scatenare la gelosia della donna potrebbe essere stato il racconto da parte di Elena della bella serata passata dai nonni e la gioia di essere stata in compagnia della compagna del padre. Martina Patti, nella confessione, ha descritto le azioni della figlia prima di ucciderla:«Quando ho preso mia figlia all’asilo siamo andate a casa mia. Elena ha voluto mangiare un budino poi ha guardato i cartoni animati dal mio cellulare. Io intanto stiravo… in serata saremmo dovute andare da un mio amico per il suo compleanno ed Elena era contenta… poi siamo uscite per andare a casa di mia madre, ma poi ho rimosso tutto
Non ricordo se ho portato con me qualche oggetto da casa. All’incirca erano le 14.30, siamo andate nel campo che ho indicato ai carabinieri. Era la prima volta che portavo la bambina in quel campo… ho l’immagine del coltello, ma non ricordo dove l’ho preso. Non ricordo di aver fatto del male alla bambina, ricordo solo di aver pianto tanto».
L’avvocato Gabriele Celesti, che assiste Martina Patti, ha definito “drammatico” l’interrogatorio della 23enne, descrivendola come «distrutta e molto provata che ha fatto qualcosa che neppure lei pensava di poter fare», comportandosi come se «qualcuno si fosse impadronito» di lei, e che sembrava «tutt’altro che fredda e calcolatrice».
L’avvocato afferma:«Farò incontrare la mia assistita con uno psichiatra di fama per verificare le sue condizioni e dopo decideremo sulla perizia. Devo dare atto di grande correttezza ai carabinieri e alla Procura», ha concluso il penalista.
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