A dicembre un pensionato di 82 anni è stato ucciso a Milano dall’ex amante a colpi di motosega e coltello.
Ma per quattro lunghi mesi l’uomo aveva denunciato la progressione di messaggi minacciosi e le aggressioni subite.
C’è una vicenda che è utile avere presente quando si parla di carcerazione preventiva. È l’orrenda uccisione dell’82enne Pierantonio Secondi, ammazzato con una motosega il 6 dicembre 2021 in via Giulio Romano a Milano dall’ex compagno, il 35enne romeno Grec Dorel. Per quel delitto Dorel è stato condannato a 7 anni. Un omicidio che però non è maturato nel nulla, ma è stato l’esito finale di un crescendo rossiniano di atti persecutori e aggressioni fisiche. Una persecuzione andata avanti per quattro mesi da incubo, tra agosto e dicembre, prima di sfociare nella tragedia.
La situazione comincia a degenerare quando Dorel, sempre più possessivo e geloso, non accetta che Secondi voglia mettere la parola fine a una storia durata un anno e mezzo. Tanto che l’anziano, intimorito, se ne va di casa per due mesi. Il 21 luglio 2021 però si presenta in Questura a chiedere di ammonire Dorel, passato nel frattempo dalla prepotenza al primo di una serie di messaggi inquietanti all’indirizzo dell’82enne e della sua famiglia: «Come soffro io in questo momento, lo auguro a voi a breve tempo. Se vi succede qualche disgrazia, pensate a me».
La prima aggressione del 26 agosto
Ma la richiesta di Secondi non viene accolta dalla Questura. Che il 26 agosto lo convoca per avvisarlo della cosa. Proprio quel giorno l’anziano viene aggredito per strada da Dorel, che gli rifila pugni e calci alla testa. A quel punto la Questura decide di ammonirlo, mentre il pm di turno in Procura non chiede nessuna misura cautelare, data la mancanza di una formale denuncia da parte di Secondi. Che arriva il 30 agosto, quando l’anziano va a fare denuncia in Questura.
Mentre il fascicolo comincia a seguire il suo iter, l’ammonimento non arresta Dorel. Il 9 settembre il 35enne manda altri messaggi a due amici di Secondi dove minaccia di impiccarsi se non avesse potuto rivederlo.
Un ispettore di polizia contatta con urgenza la pm, che delega ai carabinieri di Melegnano altri accertamenti sullo stato psico-fisico di Dorel (arriva una risposta relativamente tranquillizzante secondo la quale è stato indirizzato a uno psicologo e sua moglie gli sta vicino). Ma il 14 settembre Secondi, sempre più allarmato, fa sapere in Questura che Dorel aveva accennato a intenzioni di omicidio-suicidio, vagheggiandogli di giornali che presto o tardi avrebbero fatto titoli come «tragedia in Porta Romana». Ragion per cui l’uomo aveva chiesto misure di protezione urgenti: «Sto vivendo un incubo e non ne posso più».
Le paure dell’anziano: «Temo per la mia incolumità»
Due giorni dopo, il 16 settembre, ritorna in Questura per chiedere alla Procura una misura cautelare. Il 29 settembre la Procura delega un altro approfondimento, chiedendo se ci siano stati nuovi comportamenti tali da giustificare il provvedimento. Dalla Questura fanno sapere, il primo ottobre, che il 27 settembre Secondi aveva denunciato altre telefonate e messaggi ricevuti da Grec, «temo per la mia incolumità e continuo a credere che sia una persona pericolosa e non sana di mente».
Il 6 ottobre il pm chiede allora il divieto di comunicazione con qualunque mezzo e il divieto di avvicinamento di Dorel alla casa e ai luoghi frequentati dall’82enne. Un provvedimento emesso da una giudice interrogando l’indagato. Il 3 novembre Secondi è di nuovo in Questura per denunciare altri messaggi mandati da Dorel a un amico. La Procura ne chiede già il processo immediato per stalking. Altre due telefonate a un amico arrivano il 21 novembre. Il 28 Dorel contatta la sorella e un amico di Secondi. L’indomani la Procura decide di non aggravare la misura a carico del 35enne perché «la violazione delle prescrizioni si è limitata a 2 messaggi e a 2 telefonate nell’arco di 10 giorni».
Il finale della tragedia
La legale di parte civile dell’anziano, temendo il peggio, chiede all’avvocato dello stalker di prendere in considerazione una segnalazione allo psicologo e alla moglie di Dorel per un eventuale TSO. Il 2 dicembre Secondi integra nuovamente la denuncia. Questa volta Dorel aveva mandato una mail alla famiglia insistendo per incontrarlo. Nella mail scriveva che «senza di lui non posso vivere: se non fate questo incontro con me farò una tragedia…».
L’indomani, dopo la segnalazione dell’avvocato di Secondi, girata alla pm dalla giudice del processo per stalking, arriva finalmente la richiesta di aggravare la misura cautelare. A Dorel veniva vietato di avvicinarsi anche alla sorella e a un amico di Secondi. Il 6 dicembre il Tribunale dispone l’aggravamento. Ma è troppo tardi e troppo poco. Quella stessa sera Dorel fa irruzione in casa di Secondi con una grossa valigia. E qui, in 9 minuti, con una motosega sfonda la porta dell’abitazione, amputa il braccio con cui l’uomo cercava di difendersi con una bomboletta spray. Poi lo ammazza infilandogli con due coltelli in gola. E infine cerca di bruciare l’appartamento con una tanica di benzina.