Un programma innovativo consente agli studenti stranieri di facoltà sanitarie di fare esperienza diretta delle corsie italiane.
Saranno più di trecento i futuri dottori statunitensi – ma non solo – che arriveranno in Italia per un periodo di formazione.
Doctors in Italy. Così si chiama il primo programma al 100% italiano che consentirà a studenti stranieri di facoltà sanitarie di formarsi in Italia. Più di trecento studenti americani affiancheranno i medici italiani in corsia. Da Milano a Roma, passando per Genova. Attualmente il programma collabora con tre ospedali. Si tratta del Gruppo MultiMedica di Milano, gli Ospedali Galliera a Genova e il Campus Bio-Medico a Roma.
In queste sedi i ‘fellows’, vale a dire gli studenti osservatori, potranno fare esperienza diretta della vita in corsia. Ma avranno anche la possibilità di seguire da vicino progetti di ricerca innovativi. “Il nostro obiettivo è dare alla medicina e al mondo della salute in generale un respiro internazionale”, spiega Nadia Neytcheva, cofondatrice e ceo di Doctors in Italy. Un progetto nato nel 2018 e “entrato a far parte anche delle eccellenze selezionate da Bocconi 4 Innovation”. Grazie a Doctors in Italy gli studenti avviati verso le professioni mediche – perlopiù americani, ma non solo – potranno venire in Italia per un minimo di due settimane. Nel nostro paese avranno la possibilità di seguire i medici italiani in corsia, toccando con mano la realtà della professione medica.
Un imprinting sia umano che professionale
“Questa esperienza – continua Neytcheva – lascerà loro un imprinting sia umano che professionale. Si tratta infatti di un’opportunità unica per vedere un sistema sanitario pubblico riconosciuto come eccellenza a livello mondiale”. Una esperienza formativa di grande importanza per la prossima generazione di medici che, come si legge in un comunicato, si prepara “a un mondo sempre più interconnesso, in cui la cooperazione e la comunità hanno un ruolo centrale”.
A questo mira anche la borsa di studio stanziata di recente da Barack Obama e Brian Chesky di Airbnb (The Voyager Scholarship). L’obiettivo è dare un supporto alla mobilità internazionale dei giovani americani che scelgono una professione così utile per la collettività.
Prima dello scoppio della pandemia da Covid-19 gli studenti che ogni anno venivano in Italia per motivi di studio o per uno stage erano 39 mila. Il Belpaese è considerato infatti all’avanguardia sotto il piano dell’istruzione internazionale in campo medico. Non ci sono infatti solo programmi brevi come la Doctors in Italy Fellowship, ma anche tredici università pubbliche e cinque private che tengono corsi di laurea in Medicina in lingua inglese.