L’uomo ha scelto di morire dopo 18 anni di immobilità a causa di una grave patologia. Ma a causa delle mancate indicazioni da parte del Comitato etico regionale dovrà sottoporsi a una procedura lunga.
Mentre in Italia non si è ancora aperto un serio dibattito sulla questione del suicidio assistito, Fabio Ridolfi, il 46enne da 18 anni colpito da una tetraparesi e quindi totalmente immobilizzato, ha ottenuto l’ok per iniziare la procedura di suicidio medicalmente assistito.
L’uomo originario di Fermignano ha ottenuto l’ok dal Comitato Etico Regione Marche ma l’iter si era fermato a causa del fatto che non era stato indicato il tipo di farmaco che avrebbe dovuto ricevere per il suicidio. Per questo motivo Ridolfi ha scelto da sé, optando per la scelta più dolorosa pur di potersi finalmente liberare dalla sua agonia.
“Non ho paura. Non vedo l’ora di farlo. Da due mesi la mia sofferenza è stata riconosciuta come insopportabile. Ho tutte le condizioni per essere aiutato a morire. Ma lo Stato mi ignora. A questo punto scelgo la sedazione profonda e continua anche se prolunga lo strazio per chi mi vuole bene” ha detto Rifolfi il quale subirà due fasi per la morte, la prima tramite la sospensione della sonda nutrizionale nello stomaco con una blanda sedazione, la seconda invece avverrà all’Ospedale di Comunità Fossombrone dove verrà posto sotto sedazione profonda fino al raggiungimento della morte.
L’ULTIMO SALUTO
Il sindaco della città, Emanuele Feduzi, ha indetto una veglia in piazza ieri sera. “Vogliamo salutarlo e fargli capire che tutta Fermignano è con lui e con la sua famiglia” afferma il primo cittadino. Per il fratello Andrea “Fabio avrà quello che voleva, non siate tristi, per lui sarà una liberazione“. Durante la veglia un gruppo heavy metal con cui Fabio di esibiva da giovane ha eseguito un brano dei Metallica mentre alcune associazioni hanno esposto il cartello “Rispetto per Fabio“.