Caos Milano: auto in fiamme, letti che volano dai balconi, risse e degrado

Da un anno e mezzo si raccolgono racconti degni di un film apocalittico in un quartiere di Milano nella zona di via  Bolla. Regione e Comune tardano a intervenire, ma qui il degrado e l’anarchia la fanno da padroni. Il triste racconto dei suoi abitanti. 

Non è un’esagerazione: c’è un quartiere di Milano dove la vita dei suoi abitanti è diventata impossibile tra letti che volano dai balconi, persone ferite in mega risse, auto che prendono fuoco e ogni forma di anarchia cittadina.

Nel quartiere di Gallaratese nel complesso Aler, esattamente in via Bolla, c’è sempre il rischio che qualcuno possa occupare abusivamente la tua casa. Il racconto di Barbara, la donna ferita durante gli scontri degli scorsi giorni, è quello di una vita devastata dalle condizioni in cui si trova la zona in cui risiede. Il suo triste racconto è stato affidato in una intervista al Corriere della Sera.

Le risse tra abitanti che risiedono qui sono all’ordine del giorno, in una di queste però lei è rimasta coinvolta quattro giorni fa. Un violento calcio allo stomaco, così forte da toglierle il respiro e darle la sensazione di morire. “Avevo la pressione altissima, i battiti a mille” ha detto, ma ha rifiutato di farsi portare in ospedale perché “altrimenti quando tornavo trovavo tutto bruciato, è un attimo buttarmi dentro un petardo, la benzina“.

UN QUARTIERE CHE SEMBRA UN FILM APOCALITTICO

C’è chi piscia dappertutto, sulle scale, negli ascensori. Gli zingari picchiano le mogli, picchiano anche i bambini. Li lasciano in strada tutto il giorno. Avete visto i video della rissa? In due secondi tutti avevano in mano i bastoni” sono i racconti degli altri abitanti di Gallaratese Aler.

Questo è un quartiere in cui convivono occupanti abusivi, pregiudicati, stranieri non regolari e normali cittadini. 154 appartamenti che somigliano a una zona di guerra, scene da film post-apocalittico dove non esistono regole e vige violenza e rabbia. A questo si aggiunge la pressione esercitata dalla preoccupazione che l’azienda regionale che gestisce queste case popolari vuole trasferire i regolari per riqualificare i palazzi.

SCONTRO TRA ETNIE

Le maggiori tensioni si verificano tra rom bosniaci, serbi e italiani tanto che qui si parla di campo rom verticale. “Non sono mai stati bei palazzi. La gente anche negli anni Novanta era quella che era. Però le cose sono precipitate negli ultimi cinque anni, quando sono arrivati in tanti, soprattutto rom” in particolare dalla Bosnia, continua il racconto. “Devono sgomberare tutti. Perché ci lasciano in balia di questi pazzi?“. Tutti via? “No. Solo i delinquenti. Ci sono tante persone perbene. È una colpa essere poveri, non potersi permettere un affitto da 900 euro con due figli e un solo lavoro?

Le responsabilità del quartiere vengono rimpallate tra Comune e Regione, ma urge una riqualificazione totale e riportare ordine in una zona dove è diventato impossibile vivere serenamente. “Basta che non ci lasciano qui a farci scannare – spiega un residente -. Guardate che prima o poi ci scappa il morto e forse aspettano quello per intervenire“.

LA MEGA RISSA

Venerdì sera il culmine, con una vera e propria rivolta popolare, una rissa che a cui è seguito l’incendio di un’automobile. “Una ritorsione, ne arriveranno altre” dice ancora Barbara “Ho paura. Certo che ho paura. Mi hanno battuto sulla porta tutta la notte. Vivo sola, sanno che sono rimasta ferita negli incidenti. Ho deciso di presentare denuncia, non deve passare liscia“. E sulla rissa che l’ha vista coinvolta “Siamo stati aggrediti, ci siamo difesi. Non devi mai mostrare di avere paura“.

Centro delle violenze è diventato l’ascensore della scala B. “Quando mio marito era malato, prima di morire, non andava mai. Lo portavo in spalla, sono venuti anche i pompieri per aiutarmi. E credetemi, anche famiglie di romeni mi hanno dato una mano. Non sono mica tutti uguali e non siamo razzisti“.

Gli italiani hanno ragione ad arrabbiarsi – afferma un romeno -. Al nostro Paese non puoi fare queste cose, arriva la polizia“. E infine la triste vergogna di Barbara “Non ho mai invitato nessuno a casa. Al lavoro dico che vivo altrove, mi vergogno. Come fai a raccontare che sei così disperata da vivere qui?”.

Gestione cookie