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Cronaca

Vaiolo delle scimmie, Spallanzani: virus isolato nello sperma

Trovato il virus nello sperma di sette pazienti. In un caso è stato in grado di replicarsi in laboratorio. Saliti a 29 i casi in Italia, quasi tutti uomini.

Si indaga ancora a fondo per cercare di comprendere i meccanismi di trasmissione del virus.

«Il virus responsabile del vaiolo delle scimmie può essere presente nel liquido seminale di una persona affetta da questa malattia in una forma capace di replicarsi». A affermarlo, in una nota, l’Istituto Lazzaro Spallanzani. Una nota che prosegue spiegando che «il virus è stato isolato nei laboratori dell’Istituto dal liquido seminale prelevato da un paziente 6 giorni dopo la comparsa della febbre e, in coltura cellulare, si è dimostrato capace di infettare e di replicarsi in laboratorio».

Fino ad ora, continua la nota, «la presenza del materiale genetico del virus è stata rilevata nel liquido seminale di 6 dei 7 pazienti studiati allo Spallanzani, ma in questo caso il virus è stato anche isolato in coltura».

Il ruolo della trasmissione sessuale

Sono in corso altri studi coi quali i ricercatori cercano di indagare durata e persistenza del virus all’interno dello sperma e di altri materiali biologici. L’obiettivo è capire fino in fondo come si trasmette da uomo a uomo. La scoperta potrebbe permettere di chiarire il ruolo svolto dalla trasmissione sessuale, l’ipotesi che si è fatta strada per l’attuale focolaio che ha fatto registrare più di mille casi in 28 paesi del mondo dove l’infezione non è endemica.

Risale a pochi giorni fa la pubblicazione – da parte dei ricercatori dell’istituto – di un articolo sui primi quattro casi italiani di vaiolo delle scimmie, tutti riguardanti uomini. È uscito su Eurosurveillance, la rivista scientifica dell’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC). Un articolo che giudica verosimile l’ipotesi della trasmissione sessuale. Nelle conclusioni si legge infatti che «le caratteristiche della popolazione coinvolta, così come l’esposizione segnalata a molteplici contatti sessuali senza preservativo, suggeriscono che la trasmissione da uomo a uomo attraverso uno stretto contatto fisico nelle reti sessuali gioca un ruolo chiave nell’attuale focolaio».

Oltre 1.200 i casi nel mondo

Nel frattempo i casi di vaiolo delle scimmie in Italia all’8 giugno sono saliti a 29. Lo comunica un aggiornamento dell’Oms apparso il 10 giugno. In Europa, il paese più colpito è il Regno Unito con 321 casi. Seguono Spagna (259 casi) e Portogallo (191). Mentre sono arrivati a 1285 i casi di ‘monkeypox’ confermati in laboratorio segnalati da 28 Paesi in quattro regioni dove la malattia non è comune o in precedenza non era stata segnalato. Non ci sono stati morti in queste quattro regioni.

Ci si aspetta un incremento dei casi che riguardano perlopiù uomini giovani, che hanno rapporti omosessuali. Sul piano della manifestazione clinica in genere è descritta come lieve, nella gran parte dei casi si presentano lesioni sui genitali o nell’area peri-genitale. Segno che il virus si è trasmesso probabilmente tramite lo stretto contatto fisico nel corso dell’attività sessuale.

Le modalità di trasmissione del vaiolo delle scimmie

Il vaiolo delle scimmie può trasmettersi con contatti ravvicinati, tramite i fluidi corporei, attraverso il contatto con la pelle e le goccioline respiratorie. Per questo motivo i soggetti più a rischio di contrarre il virus sono gli operatori sanitari, i familiari e i partner sessuali. Sono contagiose anche le ferite nella cavità orale o sulla pelle di una persona infetta. Idem le lenzuola o i vestiti entrati in contatto col pus fuoriuscito dalle vescicole.

Stando a recenti ipotesi avanzate dal CDC americano (Centers for Disease Control and Prevention) il contagio potrebbe essere trasmesso anche attraverso aerosol, anche se si tratta di una modalità di trasmissione rara e non dominante. Tanto che inizialmente era arrivato il suggerimento di usare la mascherina per proteggersi dal vaiolo delle scimmie. Una raccomandazione successivamente ritirata (come già successo con la trasmissione aerea del Covid). Su questo aspetto della trasmissione del monkeypox per via aerea l’Oms afferma che «resta ancora molto da chiarire».

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