Sono stati individuati cinque cadaveri tra coloro – sette in tutto – che erano a bordo dell’elicottero scomparso giovedì mattina sull’Appennino tosco-emiliano e i cui resti sono stati avvistati oggi sul monte Cusna, cima reggiana.
Questo, quanto appreso dai primi soccorritori giunti sul posto. L’elicottero si sarebbe schiantato sul greto di un torrente, il Lama, al passo degli Scaloni, 1.922 metri d’altitudine, a due chilometri dal rifugio Segheria, in una zona particolarmente impervia.
Sul luogo dell’impatto Aeronautica militare, il Soccorso alpino, la Guardia di finanza, e i Carabinieri di Castelnuovo Monti. L’area è stata posta sotto sequestro.
A bordo dell’elicottero decollato giovedì mattina dall’aeroporto di Capannori Tassignano (Lucca), diretto nel Trevigiano, c’erano in totale sette persone. Il pilota, veneto, Corrado Levorin, e sei passeggeri, quattro manager turchi e due libanesi: Kenar Serhat, Cez Arif, Ilker Ucak, Erbilaltug Bulent, Chadi Kreidy e Tarek El Tayak. Finora, dai primi soccorritori nella zona dell’impatto, sono stati individuati cinque cadaveri, che sarebbero carbonizzati. Proseguono le ricerche attorno ai detriti avvistati sul Cusna, soprattutto per capire se altri due corpi si trovino eventualmente sotto i resti dell’elicottero. Le operazioni sono in corso.
Trovati anche gli ultimi due cadaveri: nessun superstite
I soccorritori hanno ritrovato, privi di vita, tutti e sette i passeggeri dell’elicottero. E’ quanto rende noto la prefettura di Modena. La zona del ritrovamento è stata immediatamente posta sotto sequestro dall’Autorità Giudiziaria di Reggio Emilia che procede. Le notizie – precisa la Prefettura modenese, che sta coordinando le operazioni insieme all’Aeronautica militare – sono state condivise in tempo reale con le delegazioni diplomatiche dei due Paesi stranieri, guidate dai rispettivi ambasciatori. Dopo il ritrovamento dei resti dell’elicottero oggi sul monte Cusna, diverse squadre, trasportate da elicotteri di soccorso, hanno raggiunto la località di rinvenimento. Si tratta di un impervio canalone tra il rifugio Battisti e la località Segheria, nell’Appennino al confine tra le province di Reggio Emilia e Modena.