Alzata di scudi del centrodestra contro la decisione della Banca centrale europea di alzare i tassi d’interesse e di fermare il Quantitative easing.
La coalizione tutta compatta contro la decisione di Francoforte. Ma anche a sinistra affiorano dubbi e perplessità.
Col primo luglio addio al Quantitative easing. La Banca centrale europea non acquisterà più i titoli di Stato italiani. Contro lo stop deciso dalla Bce – che ha già sconvolto Piazza Affari – il centrodestra alza le barricate, proprio nell’ultima di giornata di campagna elettorale per le amministrative.
Il primo a lanciare l’allarme è Matteo Salvini: “Bce, Commissione e Parlamento europeo è partito un attacco contro l’Italia, c’è chi specula e vuole svenderci come la Grecia“. L’ex ministro dell’Interno per lunedì ha convocato una riunione urgente della Lega. Per “reagire subito per difendere il lavoro e i risparmi degli italiani”. Una polemica che si lega a quella sulla messa al bando del parlamento europeo contro le auto a benzina e a metano. Compattando nuovamente il centrodestro contro un comune nemico: la troika. Che però il Pd – e meno che meno l’esecutivo – non considera affatto tale.
Critica anche Forza Italia con Antonio Tajani, per il quale “la signora Lagarde poteva aspettare qualche mese”. Meglio sarebbe stato, incalza Tajani “attendere di far calare il prezzo dell’energia e poi decidere”. Giorgia Meloni (Fdi) giudica invece “intempestiva e inopportuna” la decisione della banca centrale, perché “non siamo ora in una posizione tale da rivedere il quantative easing”. La leader di Fratelli d’Italia si rivolge a Draghi invitando il premier a usare “la sua presunta autorevolezza per chiedere una compensazione per le nazioni che pagheranno di più”.
Ma dal governo sarà difficile aspettarsi reazioni decise. Francoforte decide in autonomia e il premier Draghi solitamente non commenta le decisioni dell’istituto che ha condotto per otto anni, dal 2011 al 2019. “La Bce forse o sicuramente smetterà di comprare titoli – aveva detto a inizio di maggio -. Non mi aspetto per il momento grandi traumi“.
Intanto arrivano le repliche e le critiche a Salvini e alla sua denuncia di un annuncio arrivato “dalla sera alla mattina”. Luigi Marattin, parlamentare di Italia Viva, ricorda che l’annuncio dell’aumento dei tassi risaliva ad “almeno sei mesi fa. Ma per accorgersene bisogna sapere di cosa si tratta e preoccuparsi di qualcosa d’altro che non lo slogan migliore”.
D’altro canto le proteste leghiste non sono certo una novità. A settembre 2014 Salvini aveva definito una “cazzata” la riduzione dei tassi. Indicando un’unica soluzione: “sciogliere l’euro”. Adesso il segretario della Lega parla di “un attacco alla vita e all’economia del Paese”, mentre il dem Enrico Letta si appella alla responsabilità: “Ogni fibrillazione in più al governo ha effetti negativi sul debito. L’Italia, per il suo debito pubblico, rischia seriamente con questa instabilità dei mercati”.
Anche nel centrosinistra non mancano dubbi e perplessità per la decisione dell’istituto di Francoforte che “creerà nuove difficoltà alle famiglie. Abbiamo tutti gli ingredienti per una miscela esplosiva“, dichiara il leader pentastellato Giuseppe Conte. Timori anche da parte di Leu per la svolta della Bce che potrebbe spingere “l’eurozona verso la recessione”. Carlo Calenda (Azione) parla di una decisione “inevitabile, ma anche un po’ inutile”, perché per rallentare la corsa dell’inflazione servirebbe invece mettere “un tetto al prezzo delle materie prime”.
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