L’invasione russa come il Covid, armi e sanzioni come il vaccino. Il presidente ucraino Zelensky propone ancora paragoni di sicuro impatto.
A dimostrazione che la “guerra delle parole”, nei conflitti moderni, è un elemento fondamentale.
“Armi e sanzioni sono anche un vaccino, un vaccino contro il Covid-22 portato dalla Russia”. Con questa frase a effetto il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha paragonato l’invasione russa al Covid, definendo invece le armi e le sanzioni un “vaccino”. “L’odio è un virus, ed è ancora più letale del Covid-19” e “si diffonde con la propaganda, l’impunità per gli assassini e al petrolio russo che è ancora sul mercato globale”, ha aggiunto Zelensky.
In videocollegamento col gala per celebrare le 100 persone più influenti dell’anno della rivista Time, Zelensky nuovamente sollecitato un maggiore supporto al suo Paese ricordando che “i soldati ucraini stanno morendo sul campo di battaglia”.
Sono infatti circa 100 i soldati ucraini uccisi ogni giorno, mentre 500 sono quelli che rimangono feriti. Lo ha reso noto su Telegram il ministro della Difesa di Kiev, Oleksiy Reznikov.
“Continuano i combattimenti a Severdonetsk ma, nelle ultime 48 ore, il Gruppo di forze orientale russo ha anche aumentato gli sforzi per avanzare a sud di Izium” dove si erano “bloccati ad aprile, dopo che le forze ucraine avevano fatto buon uso del terreno per rallentare l’avanzata russa”. È ciò che si apprende dal bollettino quotidiano dell’intelligence britannica sul conflitto in Ucraina. “La Russia probabilmente cerca di riguadagnare slancio in quest’area per esercitare ulteriore pressione su Severdonetsk e per avere la possibilità di avanzare più in profondità nell’oblast di Donetsk”, spiegano gli 007 di Londra.
“Secondo alcune valutazioni, sarebbero almeno 37 i giornalisti uccisi in Ucraina dall’inizio della guerra“. A ricordarlo è stato Alberto Spampinato, presidente di “Ossigeno per l’informazione”, in apertura del convegno. “Guerra, pace, informazione. I pericoli per i giornalisti. Il caso dell’Ucraina” che si svolge a Roma nell’Auditorium della Casa del Jazz.
“Secondo i dati dell’Osservatorio Unesco – ha spiegato Spampinato – i giornalisti uccisi dal 1993 ad oggi sono stati oltre 1.400, soprattutto ma non solo in aree di guerra: sempre secondo l’Osservatorio, i giornalisti uccisi quest’anno – e di cui sono indicati nome e cognome – sono 55, otto dei quali in Ucraina“.
Quasi cinque milioni di profughi ucraini in 44 Paesi europei. È il triste bilancio dei rifugiati dal 24 febbraio scorso, giorno dello scoppio della guerra in Ucraina. A renderlo noto l’Unhcr, l’agenzia dell’Onu per i rifugiati. Il numero esatto è 4.816.923, riporta il sito del Guardian.
Si tratta però di una cifra sottostimata dato che, si legge ancora, “sono molti di più gli ucraini che hanno effettivamente lasciato il Paese”. Secondo i dati, al 7 giugno, gli attraversamenti di frontiera in uscita dall’Ucraina sono stati oltre 7,3 milioni, mentre a rientrare sono stati altri 2,3 milioni di persone.
Il 90% dei profughi è costituito da donne e bambini , visto che gli uomini ucraini tra i 18 e i 60 anni non possono uscire dal Paese perché idonei al servizio militare. Il conflitto in Ucraina ha “causato una delle più grandi crisi di sfollamento umano al mondo”, conclude l’Unhcr.
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