Daniela, 47 anni, necessita anche del Dna del suo padre biologico per guarire dal cancro con cui sta combattendo da tempo. «Una provetta del suo sangue può perfezionare la mia cura», ha detto in tv.
Daniela Molinari, 47 anni, infermiera originaria di Como che da tempo lotta contro un cancro, e che mesi fa si era messa in cerca della madre biologica per tracciare il Dna, importante per curarsi, ora fa un appello al padre biologico.
Daniela è nata da una violenza e la madre inizialmente si era rifiutata di aiutarla, salvo poi accettare di eseguire il prelievo ma senza incontrare la figlia. La 47 enne ha quindi cominciato le cure sperimentali in Usa. Purtroppo, però, la malattia si è aggravata e ora, per perfezionare ulteriormente le cure, necessita anche del Dna del padre biologico.
Molinari pensa di aver trovato suo padre facendo una ricerca e ha deciso di rivolgersi a lui facendo un appello in tv, a Chi l’ha visto:«Per la mia terapia è molto importante anche il suo Dna. Se lei è davvero mio padre, una provetta del suo sangue può perfezionare la mia cura. Sono solo malata, non voglio disturbare né lei né la sua famiglia».
Da quanto si apprende da La Provincia di Como, la donna ha già avuto modo di contattare suo padre senza però riuscire a convincerlo a darle una mano. La donna, dopo essere rimasta in silenzio per diversi mesi, aveva da poco scritto sui social info su come stesse. «Ciao a tutti. Mi spiace tanto non essermi fatta sentire in questo periodo, ma le forze sono sempre meno. Fatico a guardare lo schermo del telefono per scrivere. Vengo da un ricovero ospedaliero che mi ha molto peggiorato la situazione. Ho subito un intervento chirurgico piuttosto fastidioso, ma non è nemmeno quello che mi fa stare male. È la situazione generale che mi porta a faticare a parlare, a respirare, a riprendermi. Ogni volta è più dura, nonostante io non voglia mollare».
Daniela spiega che questa situazione la sta molto provando e aggiunge di dover «continuare le cure, il mio fisico non regge e sicuramente le ricerche delle mie origini che sono arrivate a un dunque anche dalla parte paterna potrebbero darmi un ulteriore aiuto, ma io non sono più forte come prima, anche se ci provo in ogni modo e ho bisogno davvero dell’aiuto di tutti per lottare e soprattutto vincere la guerra».
L’infermiera 47enne, ha fatto anche una riflessione in merito a quanto le è accaduto e le sta accadendo:«Dopo questa esperienza di vita dolorosa e pazzesca che non so come andrà a finire, sono arrivata alla conclusione che serva smuovere le coscienze perché come ci sono tante persone buone che si mettono a disposizione degli altri ce ne sono altrettante che non riescono a capire l’importanza della vita e fanno muro in tutti i modi per non aiutare».
E proprio a questo proposito, la donna spiega ancora che negli ultimi giorni è riuscita a trovare suo padre:«Ora mi rimetto alla riflessione di chi dovrà scegliere cosa fare: aiutare o nascondere la testa sotto la sabbia come gli struzzi. Prima o poi tutto questo finirà tutto», chiosa.
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