Brasile, Greenpeace: «Autorità cerchino giornalista sparito in Amazzonia»

Greenpeace chiede al governo brasiliano di attivarsi per ritrovare il giornalista inglese Dom Phillips e lo studioso brasiliano Bruno Pereira, scomparsi da domenica 6 giugno mentre facevano delle ricerche in una valle

Il giornalista inglese Dom Phillips e lo studioso brasiliano di culture indigene Bruno Pereira sono scomparsi da domenica scorsa, 6 giugno, in Amazzonia. I due uomini stavano svolgendo una serie di ricerche nella Valle del Javari, che tra l’altro è una delle zone indigene più ampie in Brasile e sita al confine col Perù.

Dom Phillips, Bruno Pereira-meteoweek.com

Per trovarli, si stanno muovendo varie organizzazioni nazionali e mondiali impegnate nella tutela ambientale, per far luce su quanto sta occorrendo. È quanto spiega Greenpeace in una nota, chiedendo che il governo brasiliano si attivi per cercare Phillips e Pereira.

Nella mattinata di ieri, giovedì 9 giugno, i soldati brasiliani hanno detto di essere in arresa di disposizioni da parte del governo per dare inizio a una missione di ricerca. Da quanto si apprende dalle immagini postate lo scorso 7 giugno su Twitter dal ministro della Giustizia del Brasile, Anderson Torres, si stanno cercando sei uomini a bordo di un’imbarcazione.

Questo è un chiaro segno di come il governo brasiliano non stia dando al caso il rilievo e l’urgenza di cui necessita, come scrive Greenpeace nella nota. Secondo il portavoce di Greenpeace, Danicley de Aguiar, tale sparizione è solo un altro capitolo di quel che il governo Bolsonaro starebbe facendo alle zone protette, ossia «silenziare attiviste e attivisti, leader sociali e giornaliste e giornalisti è la punta dell’iceberg di una politica di sterminio al servizio dell’economia della distruzione, che consuma la foresta e viola i diritti umani». 

I due sono spariti da oltre 48 ore e c’è urgenza che il governo brasiliano si impegni al massimo per ritrovarli. Altrimenti, ciò sarebbe un chiaro segno, scrive ancora l’ente ambientale, che non intende invertire la corrente situazione di insicurezza che si è radicata in Amazzonia, la politica del “tutto è concesso”.

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