Finisce l’incubo di Waima Vitullo, arrestato lo stalker che la perseguitava. L’uomo la minacciava e le mandava fino a 600 messaggi al giorno: “Hai le ore contate, puttana di merda”.
Finisce l’incubo per Waima Vitullo, romana 43enne perseguitata da uno stalker arrivato persino a minacciarla di morte. L’influencer, ex attrice e volto televisivo, è stata seguita oltre che dalla sua legale anche dall’associazione Bon’t Worry, che lotta attivamente contro le violenze di genere e gli abusi verso le donne e bambini.
Chi la perseguitava, un 35enne origirinario del Napoletano, è stato infine arrestato. Come si apprende da Il Corriere della Sera, l’uomo era arrivato a mandarle fino a 600 messaggi al giorno. Già destinatario della misura del divieto di avvicinamento, è stato fermato nella giornata di ieri, mercoledì 8 giugno.
Finisce l’incubo per Waima Vitullo
“Ti mando all’altro mondo insieme a quel morto di fame di tuo padre, troia”, le aveva scritto in uno dei suoi tantissimi messaggi minatori. E ancora: “Sono armato, ti uccido oggi, se non mi rispondi sparo a tua madre appena si affaccia al balcone. Hai le ore contate, puttana di merda”. Lo stalker, Marcello Schiattarella, era diventato estremamente ossessionato dalla 43enne, tanto che nemmeno l’emissione della misura cautelare l’aveva scoraggiato.
Messaggi, chiamate anonime, pedinamenti e anche minacce: questo era costretta a sopportare Waina Vitullo. Fino a che, nella giornata di ieri è stato deciso dal gip di Roma l’aggravamento delle misure a carico dell’uomo, che ora è finito in carcere. I due, spiega il Corriere, si erano frequentati per un breve periodo, ma lui non aveva mai accettato la fine della loro storia – iniziata nel maggio 2021. “È ossessionato da me, mi manda 600 messaggi al giorno”, aveva raccontato l’influencer, con un passato anche nel mondo del porno. Da Napoli, il 35enne si sarebbe persino trasferito a Roma, e avrebbe più volte fatto sapere alla donna di seguire i suoi spostamenti.
Un incubo, quello di Waima, che l’ha costretta persino a cambiare casa, rifugiandosi in una struttura protetta. Ora, però, è “finalmente libera di uscire, andare al bar, da un parrucchiere, di passeggiare senza sentirsi in pericolo“. “Un ottimo lavoro di magistrati e polizia”, ha spiegato Bo Guerreschi, direttore del centro anti violenza che le ha fornito protezione. “Voglio ringraziare la polizia, i giudici, l’avvocato Licia d’Amico e l’associazione Bon’t Worry”, ha invece commentato la donna, madre di un bambino di 11 anni.