Suicidio assistito, Mario deve pagare 5mila euro per porre fine alle sue sofferenze. In Italia manca la legge, la denuncia dell’Associazione Luca Coscioni: “Lo Stato non si fa carico dei costi”.
Risale a qualche giorno fa la denuncia di Fabio Ridolfi, 46enne di Fermignano (Pesaro), immobilizzato ormai da 18 anni e costretto a letto causa di una tetraparesi. L’uomo “ha scelto di porre fine alle sue sofferenze”, ma “lo Stato lo ignora”. Ed è per questo che ha scelto “la sedazione profonda e continua” anche se “prolunga lo strazio per chi gli vuole bene”. Un annuncio che Ridolfi ha fatto di persona, tramite il suo puntatore oculare, e che è stato condiviso dall’Associazione Luca Coscioni.
La stessa Associazione che oggi torna a parlare di Mario – nome dato al primo cittadino in Italia che ha avuto il via libera per il suicidio legalmente assistito. Completamente paralizzato da 12 anni a causa di un incidente stradale, il 44 anni dovrà farsi carico delle spese per il farmaco necessario alla procedura. Questo perché, nel nostro Paese, manca ancora una legge che disciplina tale caso.
Come denuncia l’Associazione Luca Coscioni, Mario dovrà dunque farsi carico di 5 mila euro di spese per l’acquisto del farmaco e delle apparecchiature per l’infusione. C’è bisogno, in particolare, “di uno strumento infusionale che costa 4.147,50 euro“, ma “in assenza di una legge lo Stato italiano non si fa carico dei costi dell’assistenza al suicidio assistito. Non eroga il farmaco, non fornisce la strumentazione idonea e il medico”, recita la nota dell’associazione.
Per questo è stata avviata una raccolta fondi, così che l’uomo possa sostenere le spese necessarie alla procedura. “Per non fare ricadere l’onere anche economico sulle spalle di Mario e, per il futuro, dei malati nelle sue condizioni abbiamo dunque deciso di farci noi promotori della raccolta dei fondi indispensabili” recita l’appello. Con l’associazione che, in questo senso, si “sostituisce” allo Stato, “incapace” di “farsi carico del diritto dei propri cittadini di non subire condizioni di sofferenza insopportabile e contro la propria volontà”. Il ricavato della raccolta premetterà allora al 44enne, quando vorrà, e ad altre persone nelle sue condizioni, di esercitare il diritto di scegliere di porre fine alle proprie sofferenze”.
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