Parla il compagno di Lidia Miljkovic, la donna uccisa ieri dall’ex. Se la prende coi giudici che hanno lasciato l’uomo libero nonostante sia chiaro che fosse un soggetto pericoloso, disinteressato ai figli e violento nei confronti della donna.
Dolore e rabbia, questi i sentimenti di Daniele Mondello, il compagno di Lidia Miljkovic, la donna di 42 anni uccisa a Vicenza dall’ex-fidanzato Zlatan Vasiljevic, il quale poi si è tolto la vita mentre era in fuga prima di essere fermato dalle forze dell’ordine.
“Vorrei che giudici e assistenti sociali venissero al funerale di Lidia e guardassero bene quella bara” afferma Mondello il quale se la prende con le istituzioni responsabili, a suo dire, di non avere imprigionato Vasiljevic il quale aveva già dei precedenti di reiterati maltrattamenti in famiglia per picchiato Lidia e a causa dei quali aveva perso la custodia dei loro figli di 13 e 16 anni.
“Finché il sistema rimane questo, le donne continueranno a essere uccise – continua Mondello -. Adesso per ogni cosa bisognava mediare con il padre: scuola, tempo libero, medicine”. Eppure Vasiljevic non si era mai interessato dei ragazzi infatti “non ha mai pagato gli alimenti e Lidia non l’ha mai denunciato, perché a lei non interessavano i soldi: voleva solo il bene dei suoi figli. Certo – afferma –, per loro era una brava persona adesso. E io mi dispero, sa per quale motivo? Perché finché il sistema rimane questo, le donne continueranno a essere uccise. Lidia non sarà l’ultima“.
“SAPEVO CHE POTEVA AMMAZZARLA”
“La casa in cui abitava quell’individuo, ad Altavilla Vicentina, era stata messa all’asta. Lidia diceva sempre che se l’avessero cacciato definitivamente, lui avrebbe combinato qualcosa di terribile. Ed eccoci qua” continua il compagno della defunta. “Lei aveva paura dell’ex, ogni volta che usciva di casa era in tensione. Poi, però, aveva deciso di reagire. Non posso vivere nascondendomi per sempre, ripeteva. Una volta ai servizi sociali le hanno consigliato di cambiare città. Ci rendiamo conto?“.
Ma i figli “sapevano che prima o poi sarebbe successo. L’aveva detto, che ci avrebbe uccisi tutti. Negli ultimi mesi aveva fatto tre incidenti stradali e gli avevano ritirato la patente solo dopo l’ultimo. Però continuavano a dire che si era sistemato, che era in un percorso di riabilitazione“.
UNA DONNA DEVASTATA
“L’unico problema, per tutti, era quello di riavvicinare i figli al padre, anche se lui non li voleva. Hanno messo in discussione che Lidia fosse una buona mamma, hanno ipotizzato che io potessi metterli in pericolo con la mia presenza. Ma io, prima di diventare compagno di Lidia, sono anche un suo collega. Io conosco il calvario che ha passato con quell’uomo: un calvario che non è mai terminato” dice.
COLPA DEI GIUDICI?
“Il giudice Marcello Colasanto di Vicenza ha addebitato a Lidia le spese legali che Zlatan non pagava: 15mila euro. Ovviamente, poi, lei avrebbe dovuto rivalersi su di lui. Come si chiama questo? Non significa spingere progressivamente una persona verso la morte? Eppure non mancavano i precedenti, le denunce, le segnalazioni. Nessuno ha mosso un dito per tenere distante quella persona. Vediamo chi troverà il coraggio di guardare in faccia quei due orfani” conclude Mondello.