Una vicenda dai molti punti oscuri, un fatto finito nei cassetti della giustizia italiana, sommerso dalla polvere, a cui nessuno sembra voler più dare importanza. Un bimbo di 12 anni è morto in circostanze drammatiche, e per lui non c’è mai stata giustizia. Una famiglia normale, una vita normale, fino a quel terribile giorno di 35 anni fa, il 24 febbraio 1987.
La famiglia Aprile è composta dai genitori e i tre figli. Il padre, Valerio Aprile, 49 anni, è un professore di elettronica in un istituto tecnico di Roma. La moglie Fiorella Baroncelli 39 anni, è casalinga e si occupa dei figli: Patrizio di 17 anni, Giada di 15 e il piccolo Cristiano, di 12 anni. Abitano in via Levanna 35, sulla Nomentana a Roma.
Il 24 febbraio 1987 qualcuno suona alla porta con una certa foga. Sono le 8.30 del mattino, in casa ci sono solo la mamma Fiorella e i figli piccoli: Giada e Cristiano che non si sono recati a scuola per via di uno sciopero. Il figlio maggiore e il papà sono invece usciti. Il campanello suona dunque ripetutamente e alla porta c’è un ragazzo, che secondo quanto raccontato dalla signora Fiorella, si era recato già a casa loro per chiedere un libro qualche giorno prima, il ragazzo avrebbe infatti dichiarato di essere un allievo del marito, e di voler un manuale di elettronica, libro che non riuscirono ad individuare.
Alla porta quella mattina c’è di nuovo lui e con quella scusa si fa aprire dalla donna, ma senza nemmeno dare il tempo a questa di ragionare si catapulta dentro l’appartamento ed estrae un coltello. Lega la donna mani e piedi, in modo piuttosto maldestro, poiché infatti, Fiorella riuscirà a muoversi senza troppi problemi, le copre la bocca con un panno blu a pois bianchi e chiede soldi e gioielli. La signora Fiorella indica cinquecentomila lire sul cassettone della camera, lì collocati per poter pagare le bollette e la spesa. È a quel punto che l’intruso nota la sagoma del piccolo Cristiano addormentato nel letto e chiede chi sia, Fiorella dichiara che quello è il figlio.
L’aggressore a quel punto si dirige verso il 12enne e colto da un impeto di furia lo accoltella con inaudita ferocia otto volte, Fiorella riesce a slegarsi e a correre in soccorso del bimbo, ma l’aggressore la placca e la trascina in bagno, e la accoltella diverse volte alla gola, alla testa e alla spalla. Si scaglia poi su Giada, l’altra figlia, colpendola alla schiena, al naso, al fianco e all’orecchio sinistro. Fiorella e la figlia riescono a cavarsela malgrado le gravi ferite, il piccolo Cristiano muore.
Le indagini immediatamente si dirigono verso gli allievi del professor Aprile, noto per essere poco empatico e dal carattere scorbutico. Migliaia di ragazzi vengono passati sotto la lente di ingrandimento ma nessuno corrisponde all’identikit fornito dalla madre e dalla figlia Giada: un ragazzo sui 18/ 20 anni, alto e magro con il volto emaciato, i capelli neri a spazzola e degli occhiali grandi e tondi con la montatura nera. Era stata presa in considerazione la pista del tossicodipendente che qualche settimana prima aveva rapinato e ucciso una signora nella medesima zona, ma l’assassino di Cristiano alla fine non porterà via nulla né soldi né preziosi. La pista viene dunque abbandonata. Gli investigatori non sanno come muoversi, il brutale assassino sembra essersi volatilizzato.
Su quanto accaduto quel drammatico giorno, permangono ancora oggi dei punti oscuri che non hanno subito variazioni nel corso degli anni, anzi, con il tempo sono aumentate le incertezze e le perplessità. La ricostruzione di quel giorno presenta delle stranezze, come ad esempio il motivo che avrebbe spinto un uomo, deciso ad uccidere quasi un’intera famiglia, ad andare qualche giorno prima a palesarsi nel palazzo a volto scoperto, con il rischio di essere visto e poi successivamente riconosciuto. Come mai non ha commesso già quel giorno l’orrendo crimine? E per quale motivo la moglie e i figli non informano il padre, Valerio Aprile, di quell’insolita visita ricevuta? In fin dei conti è lui che il ragazzo cercava, o meglio, il libro ‘disperso’.
L’aggressore, inoltre, non poteva certamente sapere che i familiari non avessero messo il professore, a conoscenza di quella visita, di logica questo sarebbe dovuto avvenire. Nonostante questo, il killer torna nuovamente lì e ancora fa riferimento al fantomatico libro. L’assassino, inoltre, si presenta a casa sempre quando il professore e il figlio più grande, Patrizio, non sono presenti. Come mai? Una coincidenza o forse, i due lo conoscevano?
L’assassino viene inizialmente descritto dalla signora Fiorella come un giovane con degli occhiali ‘alla Cavour’ salvo poi ritrattare la cosa e dichiarare che i giornali avevano sbagliato a riportare la descrizione, parlando di occhiali tondi ma dalla montatura grande.
Un anno dopo la tragedia, la signora Fiorella è ospite ad un programma, la cui puntata è dedicata al suo drammatico caso. La donna fornisce una descrizione della vicenda con molte discrepanze. Durante la puntata, parla del piccolo Cristiano e del fatto curioso riguardante il piccolo, che era solito comunicare con la nonna defunta ritratta in un quadro appeso nel salotto di casa. Un particolare dolce e tenero ma al tempo stesso importante ai fini dell’indagine, poiché l’assassino, sembrava esserne a conoscenza, infatti durante la mattanza, notando la donna avvicinarsi al quadro, avrebbe detto: “Te la preghi dopo tua madre”, come faceva l’uomo a conoscere un fatto così intimo?
E soprattutto per quale motivo, una cosa così importante, è emersa un anno dopo l’atroce delitto? Il quadro non è l’unico dettaglio familiare noto all’assassino. Il professore, normalmente, rientrava a casa intorno alle 13.30, quel giorno però Aprile sarebbe rientrato più tardi. Un altro particolare estremamente importante e personale, noto all’assassino. Nel suo racconto la signora Fiorella parla di come, nonostante le ferite, sia riuscita a raggiungere la porta della vicina per suonare, lasciando il killer in casa con i figli. Il racconto del figlio, morto davanti ai suoi occhi, non corrisponde dunque alla verità, la tragica notizia le verrà infatti comunicata solo in ospedale.
La donna suona alla vicina senza farle presente che in casa c’è ancora l’aggressore, questi tecnicamente scende le scale dopo di lei, ma nemmeno in quel momento Fiorella lo segnala, in nessun modo. Un uomo insanguinato scende le scale del condominio e nessuno lo nota, la vittima non lo segnala, la vicina non urla, la donna delle pulizie nemmeno.
L’assassino, da questo momento in poi, si volatilizza. Nessuno lo vedrà mai più. La morte di Cristiano è rimasta un mistero.
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