I giudici di Roma si sono espressi confermando le condanne per associazione a delinquere di stampo mafioso nell’ambito della maxi inchiesta Propaggine eseguita dalla Dda della Capitale.
Il Tribunale del Riesame di Roma, dopo le misure imposte dal gip Gaspare Sturzo, ha confermato le accuse per il boss Gaspare Sturzo e altri sospettati che hanno previsto: associazione mafiosa, cessione e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, estorsione aggravata e detenzione illegale di arma da fuoco, fittizia intestazione di beni, truffa ai danni dello Stato aggravata dalla finalità di agevolare la ‘ndrangheta, riciclaggio aggravato, favoreggiamento aggravato e concorso esterno in associazione mafiosa.
Secondo le forze dell’ordine a capo della struttura romana vi erano Vincenzo Alvaro e Antonio Carzo, il quale avrebbe ricevuto l’ordine di mettere in piedi un’organizzazione nella Capitale, come confermato da un’intercettazione nella quale affermando “Noi a Roma siamo una propaggine di là sotto”.
LE INTERCETTAZIONI
I condannati erano a conoscenza dei sospetti e delle indagini della forze dell’ordine, infatti negli audio catturati dalla Direzione Distrettuale Antimafia si sentono queste espressioni: “C‘è una Procura… qua a Roma … era tutta …la squadra che era sotto la Calabria. Pignatone, Cortese, Prestipino”…“e questi erano quelli che combattevano dentro i paesi nostri …Cosoleto … Sinopoli… tutta la famiglia nostra…maledetti”.