Mario Decandia investito e ucciso dalla polizia in Spagna, a parlare sono alcuni testimoni: “C’era una bottiglia di vodka nella volante, ma l’hanno fatta sparire”. Nel mirino l’agente alla guida.
Nella notte tra mercoledì e giovedì scorso, un cameriere italiano di 35 anni, Mario Decandia, è rimasto ucciso a Palma de Mallorca. Ad investirlo un’auto della polizia locale, mentre effettuava un servizio di emergenza. L’uomo, originario di Luras, in provincia di Sassari, è morto a causa delle gravissime ferite riportate, ma ed essere rimaste coinvolte – e ferite – sono anche altre due persone.
Avviate le indagini in merito all’incidente. Secondo quanto viene riportato da un giornale locale, Diario de Mallorca, pare che sia già stato ascoltato un testimone, lo stesso che avrebbe rivelato di aver visto portare via dalla vettura della polizia incriminata “una bottiglia d’alcol”. Per alcune fonti pare si sia trattato, nello specifico, di una “bottiglia di vodka”. Nel mirino ora l’agente che guidava la vettura al momento del sinistro.
A parlare è stato un turista inglese, che avrebbe assistito alla scena. L’uomo avrebbe raccontato – riportano i media spagnoli – di aver visto arrivare “altre auto della polizia, con alcuni agenti che hanno portato via dalla vettura una bottiglia di vodka“. Un fatto, questo, singolare, dato che l’agente alla guida era stato sottoposto all’alcoltest, ma quest’ultimo era risultato negativo. Ad insospettire è anche il fatto – racconta sempre il testimone inglese – che la testimonianza del turista non era stata inclusa nel verbale degli agenti locale. Anche per questo, allora, le indagini sono state ora affidate alla Guardia Civil, la polizia militare spagnola, così da poter garantire l’imparzialità di tutte le procedure necessarie.
Nel frattempo, le autorità avrebbero raccolto la testimonianza di una collaboratrice di Decandia, che avrebbe raccontato di come “l’auto della polizia locale ha frenato in ritardo, ha perso il controllo“, travolgendo le “panchine, un lampione e i nostri colleghi, che stavano uscendo dal lavoro e tornando a casa”. La stessa auto coinvolta nel sinistro, inoltre, pare non avesse le luci di emergenza accese. Fatto che si ricollegherebbe a quanto riportato da altri media locali, che raccontano di come dalla centrale si arrivata la conferma che in quel momento, gli agenti che hanno ucciso il nostro connazionale e ferito altre persone, non stessero in realtà intervenendo in alcun caso di emergenza.
Sulla tragedia si è espressa anche la famiglia di Mario Decandia. I famigliari, distrutti, chiedono ora giustizia alle autorità spagnole. “Il nostro interesse in questo momento è portarlo a casa, ma sui giornali locali abbiamo letto un sacco di notizie, alcune contraddittorie. Ci sono zone d’ombra in questa inchiesta. La prima è come mai, come riferiscono alcuni testimoni, i poliziotti arrivati sul luogo dell’incidente si siano presi la premura di perquisire l’auto dei colleghi. Anche il dettaglio rispetto alle luci di emergenza e delle sirene accese o spente non è chiaro”, ha raccontato il fratello della vittima, Nicola.
“Non proviamo odio per quanto è successo, ma soltanto tanto dolore per aver perso il nostro caro Mario. Questo, però, non significa che rinunciamo a volere un’indagine accurata. Chiediamo risposte chiare basate su accertamenti rigorosi. E le domande cui vogliamo risposta sono tante. Se c’è dolo, colpa o imperizia, vogliamo che sia scritto. Che chi ha sbagliato si assuma le proprie responsabilità. Per me c’è una colpa palese, e non vorrei che finisse tutto sotto il tappeto”, ha incalzato l’uomo. Concludendo: “Chiediamo che venga fatta piena chiarezza. Nessuno ci restituirà Mario, ma se c’è qualcuno che ha sbagliato deve assumersi le proprie responsabilità”.
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