La madre di Monica Santi, 32enne finita in manette per il tentato omicidio del piccolo che ha fatto cadere dalla finestra, dice della figlia:«Era scossa per come perse il vecchio impiego. È una donna sola… voleva bene a quel piccino».
La madre di Monica Santi, la baby sitter di 32 anni finita in carcere per il tentato omicidio di un bimbo a Soliera (Modena), come riporta Il Corriere della Sera, ha raccontato, tramite la legale della figlia, Francesca Neri, che Monica «era scossa per come aveva perduto l’impiego da segretaria: sì, loro me l’hanno rovinata… Ma di una cosa sono certa: Monica a quel bimbo voleva bene…».
La tata, ieri, venerdì 3 giugno, ha ammesso le proprie responsabilità durante l’udienza di convalida del fermo:«Ho gettato il bimbo fuori dalla finestra… non so spiegare il perché, ero in catalessi, quasi soffocata. Dopo è come se mi fossi trovata in una realtà parallela. L’unica cosa che poi sono riuscita a fare è stata scendere al piano di sotto, raggiungere la colf e dirle: ‘Adesso il bambino è libero’».
Frase che ha pronunciato ancora un paio di volte, perché la signora non comprendeva e, come racconta la tata, «solo dopo la mia insistenza, che era una specie di richiesta di aiuto, è corsa giù, nel retro della casa dove era caduto il piccolo. A quel punto io ero spenta, priva di sentimenti, immobilizzata».
L’udienza di convalida
Ieri alle ore 8:30, nel carcere Sant’Anna di Modena, si è tenuta l’udienza di convalida del fermo di Monica Santi. L’avvocata Francesca Neri la informa che il bimbo sta meglio e i medici del Maggiore di Bologna si sono detti “cautamente ottimisti” sulle sue condizioni.
La donna chiede di poter essere subito interrogata, e in lacrime racconta che non sa spiegare il come e il perché abbia fatto cadere il bambino dalla finestra. È un blackout totale riguardo la motivazione e i due pm, non hanno insistito ma hanno lasciato che confessasse. La donna ha parlato di «insoddisfazioni in campo lavorativo» che hanno preceduto l’impiego trovato dalla famiglia del bambino, iniziato a fine 2021 replicando a un annuncio online.
Monica ha una laurea in economia e ha una passione per la fotografia e il disegno. Fino al giugno 2021 aveva lavorato in qualità di segretaria amministrativa in un’impresa in provincia di Modena. Ma il rapporto lavorativo si era concluso mala, ha detto la sua avvocata, «sul filo del mobbing» e per risolvere ci è voluto «l’intervento dell’avvocato». Questa situazione aveva provocato nella 32enne, come lei stessa ha ammesso nell’interrogatorio, «un senso di abbandono e insicurezza . Avevo bisogno di attenzioni che non ho trovato da nessuna parte». Viveva un malessere che credeva che avrebbe potuto tenere sotto controllo, ma non è riuscita.
Della famiglia di Soliera, dove lavorava come baby sitter accudendo il bambino in questione, ha detto di essersi «sempre trovata bene» e che il 31 maggio scorso «non è stato un comportamento particolare del bimbo» a causare quel gesto a cui non è in grado di dare spiegazione e che secondo l’avvocata Neri «non è stato premeditato».
Finito l’interrogatorio, il gip ha convalidato l’arresto per tentato omicidio. «Non ho chiesto misure alternative, in questa fase la custodia cautelare è quella che meglio può tutelare Monica», chiarisce la legale e annuncia che presto si provvederà alla nomina di un perito, «anche su richiesta del pm, per chiarire, in incidente probatorio, quanto il suo disagio abbia influito in ciò che ha commesso» .
Monica Santi abitava con i suoi genitori in un podere a Carpi (Modena). Di lei, la madre della 32enne racconta che «è sempre stata una donna sola e da sola andava al cinema o in gita, come domenica scorsa a Forte dei Marmi». Sempre per mezzo della legale, la madre spiega che la figlia era scossa dalla perdita del lavoro da segretaria e poi aggiunge:«Loro me l’hanno rovinata…». La madre afferma che a sua detta Monica voleva bene a quel bimbo:«Quando rientrava dal lavoro mi tempestava di domande: “Ma io quando ho cominciato a camminare? E a parlare?”. Cose così… Voleva sapere come regolarsi con quel piccino che adorava».
Queste parole trovano riscontro anche da Anna, la colf che il 31 maggio scorso ha scosso il piccolo consentendogli di riprendere a respirare dopo averlo fatto rigurgitare, e forse è riuscita a salvarlo. Anche lei racconta che la baby sitter si è sempre comportata bene.