Il designer Alberto Caneglias denuncia da anni ma spiega che non è cambiato niente. «Ho paura», confessa.
Sono anni che denuncia, ma niente da fare. A raccontare la sua storia a Il Corriere della Sera è Alberto Caneglias, designer che lavora a Milano ma ha deciso di vivere a Torino, dove ha acquistato una casa a San Salvario.
Purtroppo, però, di lì a poco si è reso conto che all’angolo tra via Berthollet e via Saluzzo spacciano «dalla mattina alla sera, risse continue, attacchi verbali ai residenti che vanno a buttare la spazzatura. E sono giovanissimi». Si tratta di una baby-gang che ormai si è appropriata di una via: «Ho mandato video e testimonianze alle autorità, ma sembra impossibile poter mettere una telecamera, figuriamoci avere dei piantoni».
E ora, il peggio, che Alberto non avrebbe mai immaginato. Intorno alle ore 1:50 della notte, stava rientrando da una cena con un suo amico milanese. Aveva posteggiato la sua auto a pochi metri dall’angolo con via Nizza. Va sul marciapiede e passa in mezzo ai ragazzi, «e lo faccio perché un anno fa il comandante dei carabinieri ci aveva consigliato di riappropriarci dei nostri spazi o loro sarebbero diventati i padroni», spiega il designer.
Stavolta, però, la baby gang lo attacca tant’è che uno dei ragazzi gli «mette un braccio al collo e inizia a tirarmi pugni sullo sterno, mentre altri due mi tengono. Iniziamo a urlare. Erano una decina, ho avuto paura. Poi uno di loro interviene, prende il mio aggressore e lo lancia contro la serranda. A quel punto lui prende una bottiglia di vetro e ce la tira, ma in quel frangente noi riusciamo a metterci in salvo nel mio portone».
Quando Alberto e il suo amico si guardano per vedere se stanno bene, restano senza parole, perché l’amico nota sul collo di Alberto alcuni segni rossi. Il designer, infatti, non si era reso conto che il ragazzo gli aveva strappato una catenina d’oro che indossava sotto la sua camicia. Alberto si reca quindi in pronto soccorso e, alcune ore più tardi, gli dicono che ha avuto fortuna, perché la maglia ha ceduto immediatamente.
Alberto contatta i carabinieri, ma i ragazzi sono andati via. Alcune ore più tardi, tornano tutti sul posto, senza paura né pudore. Alberto spiega che i militari ne hanno arrestato uno, forse minorenne. Il giovane riporta dieci giorni di prognosi, ma è la rabbia quella che fa più male, perché sono sei anni che denuncia questa situazione. «Ora devo avere paura di tornare a casa? A due passi da via Lagrange, la porta di ingresso della città. E nessuno mi ha detto come intenderanno intervenire: cos’altro deve succedere?», continua a domandarsi il designer.