Diminuendo l’agricoltura di montagna e con lo spopolamento della aree interne, i lupi sono in aumento. Ecco cosa sta accadendo
Da un sondaggio dell’Ispra, risulta che gli esemplari di lupo in Italia siano circa 3.300, un record da quando sono in vigore i censimenti. E il numero è destinato a crescere, soprattutto sulle Alpi.
Ma qual è il motivo per cui tale numero è destinato ad aumentare? Ebbene, la ragione è da trovare nella diminuzione dell’agricoltura e lo spopolamento delle aree interne. Come precisa Luigi Boitani, biologo dell’Università di Roma, in un colloquio con Agi, «i numeri dati da Ispra producono una forchetta tra i 3.000 e i 3500 esemplari, sulle Alpi sono un po’ meno di mille e il resto sono sugli Appennini. I lupi aumentano perché in Italia per loro c’è molto da mangiare, con cinghiali, cervi e caprioli che proliferano, qualche animale domestico (ma non tanti) e molti rifiuti. In generale sono aumentati gli animali selvatici nel loro complesso, perché è diminuita l’agricoltura di montagna».
E il numero sembra destinato ad aumentare in particolare sulle Alpi, perché lì «il lupo non ha terminato la sua espansione: ci sono molte zone dove non c’è ancora, mentre sull’Appennino non credo ci sia margine per un ulteriore aumento». Eppure, per qualche decennio l’animale ha anche rischiato di estinguersi. Ritenuta una specie nociva, a metà anni ’70 era sparito dalle Alpi e la sua presenza negli Appennini era di circa un centinaio.
Il governo lo mise sotto protezione, non ritenendola più una specie nociva, vietando che fosse cacciato e che fossero usati bocconi avvelenati. Alcuni anni più tardi fu ritenuto “specie integralmente protetta”. La popolazione ha cominciato a crescere in modo lento negli anni ’80 e negli anni ’90 si è visto il primo boom.
Attualmente, pare che sia possibile convivere per l’essere umano e il lupo, come spiega ancora Boitani:«La maggior parte della gente vive nelle città, quindi il lupo è un fantasma. Poi ci sono quelli più a stretto contatto, che vivono in centri più isolati». Il rischio che il lupo rappresenti un pericolo per gli allevamenti è in effetti reale, ma «da noi sono pochissime ormai le greggi. Certo, localmente ci possono essere momenti di frizione fortissima ma perché molti si sono abituati a lasciare gli animali liberi, sperando di ritrovarli tutti vivi. Invece con il lupo bisogna mettere in atto azioni che costano tempo e lavoro. Come in passato, dove si usciva con cani pastori e greggi più piccoli, e bisognerebbe utilizzare anche reti elettriche e più pastori».
Il lupo è una specie di grande aiuto per contrastare i danni all’agricoltura causati dagli ungulati, dato che tra le sue prede ci sono cinghiali e cervi. L’esperto, a tal proposito, sottolinea come ogni specie assima un determinato ruolo all’interno dell’ecosistema e il lupo è di aiuto nel contenere le popolazioni di cervi e cinghiali. Nel nostro Paese, «il lupo è un elemento centrale della nostra cultura, è ovunque, è anche il simbolo di alcune città, tra cui Roma. Farne a meno significherebbe perdere un pezzo della nostra cultura. Tra l’altro hanno anche un ruolo sul piano economico, basta pensare ai 2 milioni di visitatori del Parco nazionale d’Abruzzo che vanno lì per vedere l’orso e il lupo».
Tra l’altro, è cambiato il mondo in cui la gente percepisce il lupo, tant’è che come indica un sondaggio recente, il 95% dei nostri connazionali considera il lupo un animale intoccabile, chiosa l’esperto.
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