È alta la tensione interna al partito guidato da Matteo Salvini. Sono in diversi a non condividere le sue ultime mosse.
E dopo le amministrative, in caso di insuccesso, potrebbe arrivare la resa dei conti.
Una fronda interna nella Lega? Alcuni segnali sembrano farlo pensare. Il leader Matteo Salvini ha ricominciato a scrivere nelle chat interne della Lega. Venerdì scorso, la prima volta, per parlare della crisi ucraina e annunciare la possibilità di incontrare rappresentanti russi e turchi – e altri rappresentanti di altri governi e istituzioni internazionali – per parlare di grano, diplomazia, fine della guerra. La seconda volta invece ieri mattina, per compattare l’unità interna del partito, dicendo che “la Lega è una grande squadra, che ha vinto e vincerà ancora a lungo, per questo il tentativo di alimentare litigi e divisioni si ripete sempre uguale, noioso e inutile. In una grande squadra ci sono giocatori con caratteri diversi, ma gli obiettivi sono comuni e concreti”.
Gli hanno risposto una cinquantina di parlamentari circa, manifestando il loro sostegno. Ma ci sono stati anche i silenzi. Così Salvini ha potuto sondare il terreno. “Si sta formando una fronda. Si sta strutturando”, confessa all’Agi un esponente filosalviniano. A aprire un’incrinatura interna al partito è stato l’annuncio del viaggio di Salvini a Mosca, fa notare un’altra fonte parlamentare ex leghista.
Da Giancarlo Giorgetti arrivano però rassicurazioni sul fatto che “non ci sono dissidi interni“. Ma al tempo stesso, giunge anche l’avvertimento che a decidere “sulla situazione del mio partito saranno gli elettori. Sono gli elettori che decidono se siamo bravi o no”.
Tra i fedelissimi di Salvini c’è un sospetto: che i ‘governisti’ possano scaricare sul segretario leghista un possibile flop alle elezioni amministrative. E che poi, dopo il 12 giugno, possa partire un attacco alla sua leadership nella Lega. Anche se è proprio lui, il segretario, a dover convocare Consiglio federale e congresso. E attualmente non sembrano esserci sfidanti credibili in lizza.
Ma sarà il voto a dare indicazioni sugli umori interni del partito. Su Salvini e sulla sua azione non mancano le critiche. C’è chi punta il dito sulla superficialità del suo operare, chi vorrebbe che si confrontasse con la classe dirigente leghista e non coi consulenti esterni al partito. Ma c’è anche chi parla di un attacco mediatico inedito.
Molti poi non approvano l’operazione Mosca, considerata un boomerang che rischia di alimentare le voci di un opportunismo da parte del Capitano, accusato di muoversi per interessi di bottega (ossia elettorali).
Il segretario leghista respinge le accuse al mittente e ribadisce l’impegno per trovare una soluzione diplomatica alla crisi ucraina. Ma il Pd e Letta incalzano. Salvini, è il messaggio che arriva dal Nazareno, penalizza “la maggioranza e il governo”. Senza contare che il Copasir indagherà il consulente per la politica estera Capuano. Inoltre Draghi, sempre sul viaggio di Salvini a Mosca, ha ribadito proprio quando aveva detto al Copasir: “L’importante è che i rapporti siano trasparenti”. Il premier ha poi ribadito la ferma collocazione europea e atlantica dell’Italia, che continuerà a allinearsi a G7 e Ue.
Altri come il senatore Giro, parlando di una manovra in atto per screditare Salvini, sia in Italia che a Bruxelles. Sulla stessa linea anche Lorenzo Fontana, vicesegretario leghista. Che parla di “due pesi e due misure”. Il paradosso, prosegue, è che “Salvini parla di pace, ma viene attaccato e insultato; altri, di armi e scontri, ma si ergono a persone responsabili”, osserva Fontana, “il leader della Lega non ha mai stretto accordi con Putin. Ma, evidentemente, tutto questo non conta. Tutto ciò è semplicemente indegno”.
Per il deputato Claudio Borghi, invece, la provenienza degli attacchi indica che la via è quella giusta: “È del tutto evidente che Salvini è sotto attacco. Da Goldman Sachs al Pd, il nemico è uno solo: Salvini. Vuol dire è dalla parte giusta”, fa notare Borghi.
C’è anche il timore, da parte di qualche vertice del partito, che gli americani possano non vedere di buon occhio l’attivismo del leader leghista, che par abbia incontrato anche l’ambasciatore russo in Italia, Sergej Razov. Sui pericoli di una guerra prolungata in Ucraina si è espresso il ministro Giorgetti: “Nessun si è illuso di sconfiggere Putin con le armi però – sottolinea Giorgetti – forse ci siamo illusi di sconfiggere Putin con le sanzioni economiche, cioè facendo una guerra economica e commerciale”.
Ad ogni modo Salvini, pur tentando di placare il clima teso in seno al partito, liquida tutto parlando di “pettegolezzi e polemiche”. Per ora prosegue sulla sua linea e rilancia le battaglie leghiste, a cominciare dal referendum sulla giustizia. Per domani è atteso un presidio di fronte al tribunale di Milano e una formale protesta formale contro il silenzio mediatico sul referendum. Ma i leghisti temono che le sorti della Lega, alle amministrative, possano essere condizionate dai viaggi, fatti o annunciati, di Salvini.
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