La ripresa nei primi tre mesi del 2022 si è rivelata più veloce delle previsioni: il Pil è cresciuto dello 0,1% e del 6,2% rispetto al primo trimestre dello scorso anno
Nel primo trimestre del 2022 c’è stata una ripresa più significativa del previsto, con il Pil che è cresciuto dello 01% rispetto al precedente trimestre e del 6,2% rispetto ai primi tre mesi dell’anno scorso.
Purtroppo, però, a crescere è pure l’inflazione, aumentata dello 0.9% su base mensile e del 6,9% su quella annua. È quanto è venuto fuori dalla statistica sui Conti economici trimestrali a cura dell’Istat. E proprio l’Istat spiega quanto sta accadendo:«La ripresa è stata determinata soprattutto dalla domanda interna e in particolare dagli investimenti a fronte di un contributo negativo della domanda estera sul piano interno, l’apporto dei consumi privati è stato negativo mentre è risultato nullo sia quello delle amministrazioni pubbliche, sia quello della variazione delle scorte. In buona ripresa anche ore lavorate e unità di lavoro, a fronte di una crescita più lieve dei redditi pro capite e di una stazionarietà delle posizioni lavorative».
In seguito al rallentamento occorso nel mese di aprile, il carovita ha ripreso a correre. Dalle prime stime rilevate dall’Istat, nel mese di maggio l’indice nazionale dei prezzi al consumo, al lordo dei tabacchi, ha osservato una crescita dello 0,9% su base mensile e 6,9% su base annua, cosa che non occorreva dal marzo 1986, quando raggiunse il +7%.
A far schizzare le percentuali sono in particolare, le tariffe dei beni energetici che continuano a salire. Massimiliano Dona, presidente Unione Nazionale Consumatori, ha commentato l’inflazione definendola «una Caporetto per i consumi, per via degli effetti disastrosi sul potere d’acquisto delle famiglie. L’inflazione a +6,9% significa, per una coppia con due figli, una stangata complessiva, in termini di aumento del costo della vita, pari a 2421 euro su base annua, 981 per Abitazione, acqua ed elettricità, 573 euro per i Trasporti, 561 per prodotti alimentari e bevande».
La spesa delle famiglie si è ridotta dello 0,9%. Sono saliti gli acquisti di beni durevoli del 2,7% e del 2,4% i beni semi durevoli. Viceversa, i consumi di beni non durevoli sono scesi dell’1%. Importazioni ed esportazioni sono aumentate del 4,3% e del 3,5%. La domanda nazionale al netto delle scorte ha apportato un contributo positivo all’aumento del Pil di 0,4 punti: negativo, invece, con 0,5 punti percentuali, quello di consumi di famiglie e Istituzioni Sociali Private ISP, mentre si è rivelato altrettanto positivo, con 0,8 punti, il contributo di investimenti fissi lordi.
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