Sono otto le persone indagate nell’ambito dell’indagine sulla gestione dell’eredità che Silvana Barbieri lasciò alla figlia Patrizia Reggiani, vedova di Maurizio Gucci
Otto indagati nell’indagine portata avanti dalla procura milanese in merito alla gestione del patrimonio di parecchi milioni di euro che Silvana Barbieri ha lasciato alla vedova Gucci, Patrizia Reggiani.
È quanto venuto fuori dall’avviso di fine inchiesta notificato oggi, lunedì 30 maggio, tra gli altri, dell’ex amministratore di sostegno della vedova Gucci, il legale Daniele Pizzi, di Loredana Canò, all’epoca compagna di cella di Reggiani. Tra le principali accuse formulate a vario titolo ci sono quella di circonvenzione di incapace, peculato, furto, corruzione, induzione indebita.
Oltre a Pizzi e Canò, sono finiti nel registro degli indagati il legale della madre di Patrizia Reggiani, Maurizio Giani (Silvana Barbieri è deceduta nel 2019), Marco Chiesa, consulente finanziario di Barbieri, Marco Riva e Maria Angela Stimoli, considerati presunti “prestanomi”, Mario Wiel Marin e Marco Moroni, titolari di un’azienda che ha eseguito una perizia in merito al «valore economico di cinque società immobiliari» amministrate da Barbieri.
Nell’aprile 2021, gli inquirenti avevano messo in atto diverse perquisizioni, ricostruendo valore e movimenti del patrimonio della madre di Patrizia Reggiani dal 1953, quando fu creata la prima azienda immobiliare di Silvana Barbieri fino al marzo 2021, quando l’amministratore di sostegno dell’ex moglie di Gucci fu rimpiazzato. Reggiani ha scontato 26 anni di carcere poiché mandante del delitto del marito, occorso nel 1995.
L’inchiesta è sorta anche dopo l’esposto inoltrato da Allegra Gucci, figlia di Maurizio Gucci e Patrizia Reggiani, ascoltata come testimone e alla sospensione di Pizzi come amministratore di sostegno, occorsa il 19 marzo 2021 dal magistrato tutelare per far luce e controlli in merito ai rendiconti sulle uscite, pari a 3 milioni di euro in due anni.
Silvana Barbieri aveva lasciato a sua figlia Patrizia una villa al centro di Milano, un capannone di 10mila metri quadri, aziende immobiliari, e aveva affidato al legale Giani, l’incarico di metter su una Fondazione, di cui lui aveva presidenza a vita, con un complesso immobiliare il cui valore era di 14 milioni di euro.
Tra le situazioni contestate dalla Procura di Milano agli otto indagati ci sono anche la consegna in contanti di 15mila euro “in nero”, compenso di un’intervista che Lady Gucci rilasciò in tv e «la maggiorazione del 15 %, non dovuta su onorari e spese generali» per oltre 30 mila euro finiti in modo indebito nelle casse del suo ex amministratore di sostegno.
Tra l’altro, i sei indagati accusati di circonvenzione di incapace, avrebbero approfittato della condizione di fragilità dal punto di vista psicologico di Patrizia Reggiani, «affetta da sindrome post frontale» in seguito a un tumore al cervello che le fu rimosso nel 1992. Un’altra accusa è quella di aver sottratto a Reggiani due anelli, un braccialetto e una collana da parte della sua ex compagna di cella, in seguito divenuta “punto riferimento fiduciario“.
Nell’ottobre di quasi 4 anni fa (2018), prima che Silvana Barbieri morisse (nel 2019), l’ex compagna di cella di Lady Gucci, Loredana Canò, si sarebbe insinuata in modo definitivo «nella vita della Reggiani, andando a vivere nella sua casa» e lì avrebbe ottenuto «il pieno controllo della gestione domestica», rispondendo persino al telefono al posto della vedova.
Secondo la procura, sarebbe giunta a «impedire alle figlie Alessandra e Allegra Gucci e alle amiche» di andarla a trovare. Dagli atti dell’indagine, emergono diversi particolari sulla “manovra” che Canò avrebbe condotto con altri 5 indagati, tra cui l’ex amministratore di sostegno della vedova, allo scopo di «condizionarne pienamente il residuo di volontà che la sua malattia le consentiva» e prendere denaro.
Tra i comportamenti contestati a Canò, l’essersi fatta assumere come “assistente personale” di Lady Gucci percependo uno stipendio di 1600 euro al mese, ma anche l’essersi impadronita di suoi “gioielli” o averle fatto firmare una scrittura privata in cui Reggiani affermava di doverle oltre 60mila euro. Da quanto è emerso dagli atti dell’inchiesta, sarebbe stata sempre Canò a convincere Lady Gucci «che era necessario fare ‘guerra’ alle figlie, così sostenendola nella causa per l’ottenimento del vitalizio e potendone di fatto poi disporre».
E ancora dall’inchiesta è venuto fuori che l’ex compagna di cella di Reggiani, a detta dei pm, sarebbe riuscita a vincere «la strenua opposizione dell’anziana madre della Reggiani», Silvana Barbieri, che non approvava l’amicizia con sua figlia, con il supporto di Maurizio Giani, ex avvocato di Barbieri, indagato per circonvenzione di incapace di Lady Gucci e dell’anziana madre di lei.
Proprio Giani avrebbe sostenuto la «sempre più ingombrante presenza nella vita della Reggiani, nella quale Canò si insinua in maniera inesorabile», riducendo a zero “i pochi rapporti sociali” e ostacolando il “mantenere una normale relazione affettiva con le figlie“.
Dopo averle rubato i gioielli, sarebbe riuscita a convincerla che i colpevoli fossero i domestici, tanto che Reggiani denuncia tutto il 21 settembre 2017. Canò le avrebbe bloccato inoltre numeri di cellulare, avrebbe scritto email al suo posto, le avrebbe controllato la posta, occultando «in casa numerosi registratori per registrare le conversazioni della Reggiani e del personale di servizio». Crea persino, redigono i pm, «dei copioni che la donna legge durante gli incontri con gli estranei», quali quelli con il giudice tutelare o con le figlie.
Si fa predisporre una delega per accedere ai suoi conti nonché dare autorizzazione per prelevare, oltre a farsi servire dai domestici e a usare l’automobile di Lady Gucci. Il 29 aprile 2020, la donna avrebbe fatto fare a Reggiani una polizza vita il cui premio era pari a 6,6 milioni di euro, in cui Canò era beneficiaria al 34%, e gli altri beneficiari erano Stimoli e Riva, due delle otto persone indagate in questa vicenda. Il 2 febbraio 2021, non consente di nuovo alla vedova Gucci di vedere le proprie figlie. Nel settembre scorso si fa versare, a detta dei pm, 40mila euro circa da una delle aziende della famiglia Reggiani.
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