Il Forum di Davos è l’appuntamento annuale nel quale i grandi personaggi dell’economia e della politica mondiale tracciano un quadro della situazione presente e delle prospettive sul futuro.
Quest’anno le prospettive che stanno emergendo dal Forum di Davos sono decisamente cupe e pessimistiche.
I vari leader globali e grandi personaggi della finanza che stanno offrendo il loro punto di vista nell’incontro annuale, stanno insistendo su alcuni punti critici che a loro giudizio minacciano in modo davvero marcato il nostro pianeta.
L’inflazione altissima è sicuramente il problema principale attualmente con la sua capacità di danneggiare in un modo profondo le famiglie e le imprese.
Ma a preoccupare in prospettiva è la crisi alimentare globale. Una grande carestia di dimensioni mondiali ha già cominciato a manifestarsi e i prezzi dei vari cibi cominciano a crescere. Da un lato il cambiamento climatico rende più difficile coltivare ma dall’altro è anche l’inflazione a rendere più costose le materie prime necessarie per coltivare e per allevare bestiame. Dunque il cambiamento climatico e l’impennata dei costi di produzione rendono molto più difficile produrre cibo e questo ha un impatto molto diverso tra i paesi più poveri e i paesi più ricchi.
Se per i paesi poveri la carestia globale significa fame ma anche grandi ondate migratorie per i paesi più ricchi significa un peggioramento dell’inflazione e la prospettiva di cibo sempre più ridotto e forse anche razionato. Non sorprende dunque che la carestia globale torni spesso nei vari interventi a Davos come un grande allarme. Ma l’altro grande allarme è quello della povertà e delle disuguaglianze. I passi in avanti fatti in questi anni contro la fame nel mondo sostanzialmente sono stati cancellati dalla pandemia di covid e dall’inflazione. Il mondo si ritrova sempre più ingiusto e sempre più separato tra ricchi e poveri.
La sperequazione è forte tra nord e sud del mondo ma diventa molto forte anche all’interno dei singoli stati. L’incertezza sembra regnare sovrana e per i cittadini che finiscono in condizioni di povertà sembra non esserci nessun paracadute effettivamente in grado di mitigare l’impatto. Due grandi elementi poi connotano l’economia globale. Il primo è lo spettro della recessione e il secondo è la fine della globalizzazione.
Il rischio della recessione è sempre più forte perché a causa dell’inflazione, la produttività mondiale si sta riducendo drammaticamente. E per quanto riguarda la globalizzazione, sembra irrimediabilmente finita. Sicuramente è finito il modello di globalizzazione che conoscevamo. Oggi il mondo appare diviso da tanti steccati che rendono molto difficile alle merci transitare e che appesantiscono l’inflazione.
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