Oltre 80 nuovi appartamenti consegnati di cui soltanto sette, però, sono abitati: i cittadini di Amatrice preferiscono restare nei compounds. Per paura, disperazione, a volte opportunismo.
Su venticinque appartamenti, soltanto tre hanno le finestre aperte e sono abitati: come racconta il quotidiano La Repubblica, la nuova palazzina di piazza Sagnotti, ad Amatrice, al momento è quasi vuota. E non solo quella: in generale pare che i residenti della cittadina a nord est del Lazio, provincia di Rieti, non siano entusiasti ad uscire dalle casette prefabbricate che li hanno ospitati all’indomani del terribile terremoto del 2016.
“Abbiamo paura del cemento”: è questa l’affermazione, onesta e sofferta, che alcuni dei residenti di Amatrice hanno espresso a chi chiedeva loro per quale motivo non volessero andare ad abitare nelle nuove palazzine finalmente realizzate nella cittadina laziale massacrata dal sisma. Il ricordo emotivo di quei terribili istanti è ancora vivo nella memoria, nell’anima dei sopravvissuti. Le casette dove tante famiglie hanno vissuto in questi anni sono rassicuranti, in legno o in materiali che non lasciano immaginare din pote restare intrappolati; mentre le nuove palazzine sono in alcuni casi, come ad esempio quella in piazza Sagnotti, troppo a ridosso delle macerie. E poi tutto quel cemento spaventa sopratutto chi ci è rimasto intrappolato dentro, o ha visto dei cari rimanere prigionieri di quelle macerie, e magari morire anche, seppellito sotto le case.
C’è dell’altro: dopo oltre cinque anni, per tanti, casa è diventata quella dove hanno vissuto. E cioè quelle casette che dovevano essere provvisorie e che invece hanno acquisito lo status della definitezza. Qualcuno le ha modificate, costruendo verande e rendendole a tutti gli effetti luoghi accoglienti e rassicuranti. Perchè andarsene? Perchè abbandonare quella nuova comunità di vicini di casa, di amici, di superstiti che hanno condiviso la peggiore delle esperienze ed in qualche modo l’hanno superata, anche grazie a quelle casette? «Dobbiamo scrollarci di dosso la condizione di terremotati permanenti» afferma il sindaco di Amatrice Giorgio Cortellesi, che però riconosce: «Certo, c’è chi ha paura di tornare in una casa in muratura. È comprensibile, siamo pronti ad affiancare queste famiglie con l’aiuto di psicologi». Una situazione complicata, che in alcuni casi è resa ancor più delicata dalle contingenze economiche.
C’è chi ha speso dei soldi per rendere più accoglienti le SAE, le Soluzioni Abitative in Emergenza, e non vuole perdere quell’investimento. C’è chi non vuole rinunciare ai vantaggi di vivere da “terremotato”: gli aiuti statali, l’assenza di bollette, di mutui, di tasse. C’è chi pensa anche ad affittarsi o a vendere la nuova abitazione rimanendo nella casetta e provando a fare un pò di profitto. Tante posizioni, alcune comprensibili, altre meno, ma tutte ovviamente da gestire con attenzione. Il sindaco Cortellesi appare deciso: “Chi vuole può vendere la nuova casa, certo. E’ una sua proprietà, può farne ciò che vuole: quello che non sarà possibile è restare nelle SAE che sono provvisorie”. Ci sono norme che lo prevedono: ma a che prezzo verrano fatte rispettare? C’è la possibilità di sgomberare persone che hanno subito un trauma così devastante? La speranza è che assolutamente non vada così.
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