5mila micro aziende nelle Marche e 200mila in Italia sono pronte a investire nell’autoproduzione di energia elettrica, ma a fermarle sono burocrazia e costi esorbitanti
5mila piccole imprese nella regione Marche e più in generale duecentomila nel nostro Paese, vorrebbero investire nell’autoproduzione di energia elettrica, ma si trovano costrette a rinunciare di fronte a burocrazia e costi esorbitanti.
Il segretario regionale Otello Gregorini, chiede una serie di interventi atti a bypassare burocrazia e costi esorbitanti, che attualmente sono alla base della rinuncia da parte delle aziende. «La Cna chiede di favorire con incentivi mirati e con procedure semplificate, la realizzazione di impianti di autoproduzione di energia elettrica da parte delle piccole imprese, per ridurre la loro dipendenza dal gas, abbassare il costo della bolletta e accelerare il percorso della decarbonizzazione», precisa Gregorini, che aggiunge:«Riducendo la burocrazia e il percorso a ostacoli per le autorizzazioni da parte dei diversi enti competenti, prevedendo adeguate misure di incentivazione e estendendo i crediti di imposta sull’investimento iniziale alle micro e piccole imprese, solo nelle Marche sarebbe possibile coinvolgerne almeno 5 mila nei processi di cogenerazione e 200 mila in Italia. Processi fondamentali, considerato che una piccola impresa marchigiana paga l’energia quattro volte più rispetto a una impresa industriale e il 33,5 per cento in più della media europea».
Come riporta il Centro Studi Marche, la regione, per consumi di energia elettrica da fonti rinnovabili, si posiziona al 15esimo posto tra le regioni del nostro Paese e al di sotto del dato medio nazionale con una percentuale di produzione lorda di energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili che si attesta intorno al 26%.
Attualmente, le Marche non possono attingere in modo semplice a più energia da fonti rinnovabili. Se si prende in considerazione la potenza efficiente lorda totale della regione, le Marche con il 75,1% si classificano in quarta posizione a livello nazionale per ciò che concerne la quota di energia che potenzialmente potrebbe attingere da fonti rinnovabili in confronto al dato medio italiano che si attesta al 47,5%. Questo dato mostra anche come nele Marche è più difficile accrescere maggiormente la potenza erogabile da fonti rinnovabili se non si fa un investimento in altri impianti.
Questo poiché solamente il 7% dei consumi di energia elettrica nelle Marche è fornito da impianti di cogenerazione, mentre la media italiana è del 31,5%. Ciò significa che c’è spazio per poter creare nuove strutture di energue rinnovabili. Ergo, la proposta della Cna, chiosa Gregorini, di dare maggiore supporto all’autoproduzione di energia elettrica per micro e piccole imprese marchigiane, «porterebbe a un aumento dei consumi di energia elettrica coperti da fonti rinnovabili. Essendo tra i meno energivori, i nostri laboratori artigiani potrebbero generare energia anche per gli altri utenti e porsi come riferimento per una rete elettrica nazionale intelligente».