La Spagna inasprisce legge contro gli abusi e le violenze sessuali: “Solo sì significa sì”. Un grande passo avanti per la lotta agli stupri: “Da oggi, la Spagna è un Paese più libero e sicuro per tutte le donne”.
La Spagna si avvia verso un’importante svolta nella lotta alle violenze sessuali. Il Congresso dei deputati ha infatti approvato nelle scorse ore una nuova legge, chiamata del “solo sì significa sì“. Una legge per la quale qualsiasi atto sessuale senza esplicito consenso da parte dell’altra persona, sarà considerato stupro a tutti gli effetti.
La nuova norma dovrà ora attendere l’esame del Senato – sebbene si tratti soltanto di una formalità. L’inasprimento della legge, per la quale ogni abuso sarà considerato violenza sessuale, si è reso necessario a causa di diversi precedenti che hanno portato gli aggressori ad ottenere significativi sconti di pena e attenuanti – a discapito della vittima.
“Solo sì significa sì”, la nuova riforma spagnola
“La libertà sessuale sarà finalmente un diritto nel nostro Paese“, ha affermato Irene Montero, ministro spagnolo per l’uguaglianza, figura determinante nella creazione di questa nuova legge. “Scambiamo la violenza con la libertà, e scambieremo la paura con il desiderio. Da oggi, la Spagna è un Paese più libero e sicuro per tutte le donne“, ha sottolineato con forza la ministra.
Una simile riforma fa sì che le vittime non dovranno più provare di aver subito violenze o intimidazioni, o di aver resistito fisicamente al loro aguzzino, per dimostrare di aver subito un’aggressione sessuale. Qualsiasi atto sessuale senza consenso sarà infatti considerato aggressione a tutti gli effetti. “Si comprenderà che c’è consenso solo quando la volontà della persona sarà espressa in modo chiaro“, recita il testo del disegno di legge.
Come spiegato dalla BBC, la legge, introdotta dalla coalizione di governo di sinistra di Pedro Sánchez, è stata in gran parte dovuta al cosiddetto caso Manada (o “branco di lupi”), ovvero quando nel 2016 cinque uomini hanno violentato una ragazza di 18 anni a Pamplona, durante la famosa dei tori. Gli uomini sono stati tutti giudicati colpevoli di abusi sessuali, e sono stati condannati a nove anni di reclusione. Eppure, il tribunale li ha scagionati dallo stupro sulla base del fatto che “non erano state usate né violenza né intimidazioni”.
La questione del consenso divenne in effetti la chiave attorno al quale ruotò il caso. Mentre il team legale degli imputati insistette sul fatto che la vittima non ha mai detto esplicitamente “no” durante la violenza, la difesa della vittima ha fin da subito impugnato il fatto che la ragazza, semplicemente, era terrorizzata e paralizzata dalla paura di quanto le stesse accadendo. Eppure, a farla franca furono i suoi aggressori, ai quali non venne riconosciuto il reato di stupro.
Il verdetto, ovviamente, scatenò una forte indignazione generale, con grandi manifestazioni in piazza e movimentazioni da parte delle figure politiche. Nel 2019 la Corte Suprema ribaltò infine la sentenza, dichiarando i cinque imputati colpevoli di stupro e portando la loro pena a 15 anni. Con la nuova riforma, dunque, si vogliono evitare altri casi giudiziari del genere, garantendo maggiore sicurezza ai diritti delle donne – o delle vittime di abuso in generale.