Nonostante le divergenze su diverse questioni, Pd e 5 Stelle aprono il tavolo in merito alle primarie di coalizione in Sicilia
Il Partito Democratico e il Movimento 5Stelle hanno aperto un tavolo di consultazione in merito alle primarie di coalizione in Sicilia, dopo un incontro tra i due leader Enrico Letta (Pd) e Giuseppe Conte (5Stelle).
Nonostante ciò, sono ancora parecchi i punti di divergenza tra i due partiti, come ad esempio la questione dell’invio delle armi in Ucraina, il termovalorizzatore di Roma, per fare qualche esempio. Se il piano di coalizione tra i due partiti dovesse realizzarsi, per i 5Stelle sarebbe la prima partecipazione a primarie per scegliere un candidato comune.
Nel corso dell’incontro, il focus è stato in particolare sulle norme. Si è parlato di valorizzazione dell’autonomia degli organismi del territorio, cosa su cui entrambi i partiti hanno trovato intesa. All’incontro hanno preso parte anche esponenti di spicco dei due partiti siciliani.
Un’ipotesi che potrebbe piacere a entrambi è quella della pre-iscrizione online che permetterebbe votazioni in presenza, nei gazebo, sia da casa. «L’importante e’ che non si combinino pasticci», chiarisce il Pd. Il confronto sulla Sicilia, tuttavia, va avanti da un paio di mesi e non è sorto ieri. Lo scopo, da quanto si apprende, è giungere a una scelta sui nomi entro la fine di luglio. Nel Movimento c’è chi dice che, ad ogni modo, una coalizione con solo Pd e 5Stelle, più Claudio Fava, non sarebbe sufficiente per competere in Sicilia.
Pur essendo i 5Stelle ancora forti dal punto di vista elettorale, c’è anche da dire che «senza un allargamento al centro si vince difficilmente». Il Pd ribadisce l’apertura anche a Italia Viva e Azione, anche se c’è qualcuno che osserva che per le amministrative renziani e Calenda si sono mossi in ordine sparso, con Iv che ha dovuto fare un grosso passo indietro rispetto al supporto iniziale alla candidatura di Lagalla a sindaco della città di Palermo.
Il Pd, ad ogni modo, è netto nel dire che se l’estensione al centro «vuol dire imbarcare Cuffaro e Dell’Utri anche no, grazie», precisa un dirigente. Punto di vista netto confermato anche dal vice segretario Pd, Peppe Provenzano, che fa notare la «fortissima contraddizione» tra il «discorso alto di Mattarella» e «le assenze eclatanti, unite alla ricomparsa d’impresentabili come Dell’Utri e Cuffaro, che meritavano di essere consegnati a un passato che non deve tornare». Provenzano sottolinea la necessità di «gesti e parole chiare che dicano: non vogliamo i voti degli amici della mafia e di tutti quelli che hanno favorito i mafiosi. I voti della mafia fanno schifo».
Questa posizione è condivisa anche dal leader del Movimento, Giuseppe Conte. Anche nei pentastellati si fa notare che la discussione in merito alla questione siciliana sia solo all’inizio e c’è incertezza su come vada a finire, dato che a breve, i due partiti dovranno superare due test che potrebbero creare fratture da parte del Movimento, ossia sulla questione dell’invio di armi in Ucraina e il voto in merito al decreto Aiuti.