Parroco abusava di un minore: sospeso a distanza di trent’anni dai fatti

Il vescovo di Bolzano-Bressanone incarica un gruppo di esperti. Che riaprono i dossier e esaminano vecchi casi di abuso.

Così dopo trent’anni i vertici diocesani danno applicazione a una misura rimasta inattuata.

Trent’anni fa gli abusi su un minore sfruttando la propria autorità di parroco. Adesso la diocesi lo ha definitivamente sospeso. La vicenda di un ex parroco altoatesino segna un deciso cambio di passo da parte della curia davanti agli abusi sessuali commessi da sacerdoti. È il frutto dell’operazione «trasparenza» portata avanti dal vescovo Ivo Muser, tradottasi in atti concreti. Non soltanto al presente — poco più di tre mesi fa è arrivata la sospensione per padre Timothy Meehan — ma anche al passato.

Circa un mese fa il vescovo Muser ha incaricato il vicario generale, Eugen Runggaldier di intraprendere dei passi concreti nel campo degli abusi. Così la Diocesi di Bolzano-Bressanone ha nominato un team di esperti per cominciare a prendere in esame i casi di preti ancora in servizio. A presiederlo il referente diocesano per la prevenzione Gottfried Ugolini. Oltre a lui, del gruppo fanno parte il vicario Runggaldier e due esperti indipendenti, cioè l’avvocata Patrizia Vergnano e lo psichiatra Giancarlo Giupponi. Il comitato ha dunque riaperto vecchi dossier. Scoprendo che alcune misure non erano state attuate.

Riaperto un caso di abuso vecchio di trent’anni

Si trattava, in particolare, di un ex parroco che trent’anni fa aveva commesso gravi abusi, sia sessuali che psicologici, a danno di un minore. Un caso segnalato al tempo anche alla Procura della Repubblica. Che però, senza denuncia da parte della famiglia, non era potuta intervenire. Anche le misure della chiesa però avevano trovato solo una parziale applicazione. Una lacuna colmata adesso dai vertici della diocesi altoatesina.

«La Chiesa reagì secondo le norme di allora, adesso tutte le decisioni sono state attuate» dichiara Ugolini spiegando che l’identità del sacerdote non è stata rivelata per esplicita volontà della vittima degli abusi, che non voleva poter essere riconosciuta. Anche in Vaticano il caso era stato segnalato dopo che, otto anni fa, era arrivata una segnalazione riguardo al sacerdote coinvolto. Allora la diocesi interpellò la Congregazione per la dottrina della fede per cercare di capire se si dovesse riaprire il caso. Roma però aveva valutato come adeguati i provvedimenti e i passi intrapresi all’epoca. Una volta constatato che non tutti erano stati attuati, il gruppo di esperti ha chiuso definitivamente il caso sospendendo il sacerdote.

La Diocesi altoatesina nel frattempo ha voluto rinnovare l’invito alle vittime a continuare a segnalare gli abusi subiti allo sportello del Centro di ascolto diocesano. Anche se gli episodi risalgono a tanto tempo fa. «La Chiesa — comunica il vescovo Muser — intende esercitare la sua responsabilità nei confronti delle vittime, dei colpevoli e anche delle comunità parrocchiali e delle istituzioni».

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