Nonostante l’Occidente stia facendo di tutto per mettere in difficoltà Mosca, l’avanzata dell’esercito russo sembra inarrestabile.
L’Unione Europea non intende ammorbidirsi nei confronti della Russia di Vladimir Putin, e adesso la nuova proposta per tentare di indebolire il Cremlino, è quella di varare delle nuove e specifiche sanzioni ad hoc contro gli oligarchi russi. La Commissione Europea sta infatti pensando di introdurre la possibilità giuridica di poter confiscare i beni ai magnati russi.
Una proposta che è stata presentata dalla Von der Leyen che ha sottolineato la necessità di presentare delle “regole più severe per tracciare e congelare i guadagni illeciti, anche dalla violazione delle sanzioni. Non permetteremo agli oligarchi di prosperare grazie alla macchina da guerra russa. I loro beni dovrebbero essere confiscati e possibilmente utilizzati in seguito per ricostruire l’Ucraina”. Fino ad adesso, da quando è iniziato il conflitto, a cui il vecchio continente ha deciso di rispondere con le sanzioni economiche, sono stati congelati beni agli oligarchi per oltre dieci miliardi. Ma per impostare una strategia ancora più aggressiva in tal senso contro Mosca, adesso l’Ue deve necessariamente modificare la legge sulle confische varata in Europa nel 2014. Una norma che ha presentato diverse falle fin dalla sua introduzione, e che alla luce di questa guerra risulta inadeguata, come ha spiegato la Commissaria europea agli Affari Interni Ylva Johansson: “A oggi confischiamo solo l’1% e congeliamo il 2% di tutti i proventi illeciti” .
In tutto questo il Cremlino, dopo essere riuscito a conquistare le acciaierie di Azovstal e Mariupol sembra adesso aver deciso di intensificare le attività militari nel Donbass per prendere il pieno controllo e aggiungere un altro tassello a una guerra che l’Ucraina sta perdendo nonostante gli aiuti militari che arrivano dall’Occidente. Il Ministero della difesa inglese ha dichiarato che i russi stanno incontrando delle resistenze inattese nel Donbass, e che fino ad adesso hanno ottenuto nella zona soltanto successi “localizzati”. A tre mesi da quando questa guerra è iniziata, le speranze di un negoziato di pace sono ormai ridotte al lumicino, complice anche la linea di intransigenza professata dagli Stati Uniti, che non vogliono in alcun modo che Mosca arrivi a ottenere la Crimea e il Donbass tramite delle concessioni che sarebbero scontate e obbliganti per un vero negoziato diplomatico. Fa discutere poi il piano di pace elaborato dal governo italiano, di cui però il Cremlino dichiara di non avere traccia, che è stato oltretutto criticato fortemente anche dall’ex premier russo Medvedev, che lo ha definito sarcasticamente “un puro flusso di coscienza dei grafomani europei”.
Tutto questo, mentre l’Ue si prepara in questi giorni ad approvare il nuovo embargo sul gas russo. La strada però sembra in salita, e d’altronde si tratta di una proposta fortemente voluta dalla Presidentessa Von der Leyen che l’ha annunciata tre settimane fa, ma che da allora non ha trovato un consenso unanime tra gli stati membri. Nazioni come la Germania hanno infatti espresso diverse perplessità per una strategia politica che rischia di trascinare sul fondo anche le potenze occidentale. La dipendenza dal gas russo è troppo forte e questo scontro rischia di portare il vecchio continente ad affrontare il prossimo inverno senza sufficienti scorte di gas. In seguito la posizione tedesca si è notevolmente ammorbidita fino a dare il beneplacito anche a questa misura, e il veto principale in tal senso resta quello dell’Ungheria di Viktor Orban. Il premier ungherese si è però dichiarato possibilista sulla sua adesione a questo embargo, a patto però che Bruxelles soddisfi alcune sue richieste, come lo sblocco di circa sette miliardi di fondi del Pnrr che l’Ungheria non ha ancora ottenuto.
Sempre dall’Inghilterra, è arrivato poi un allarme su delle nuove armi che la Russia potrebbe ben presto mettere in campo sul territorio ucraino. Il Cremlino ha infatti deciso di richiamare dalla Siria alcuni barili bomba, ed è lecito il sospetto che la motivazione sia legata alla guerra scoppiata nel cuore dell’Europa. La notizia è stata riportata dal Guardian, che ha dichiarato di aver ricevuto l’informazione dai servizi di intelligence occidentali. L’Ucraina in ogni caso perde terreno ogni giorno che passa, e Mosca ha già conquistato circa il 20 per cento della nazione, smentendo la retorica occidentale che vuole un esercito russo in perenne difficoltà. Se da un lato è sicuramente vero che Mosca ha trovato molta più resistenza di quanta se ne aspettasse, grazie a un aiuto occidentale che è arrivato in modo celere e concreto, dall’altro l’avanzata del Cremlino sembra inarrestabile. Non è una guerra lampo, ma la recente conquista dell’acciaieria di Azovstal, dimostra come in Occidente si voglia in fondo minimizzare l’avanzata russa che invece prosegue senza grandi intralci.
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