Delitto Willy, Gabriele Bianchi:«Non l’ho toccato neanche con un dito»

Nel corso dell’udienza a Frosinone, in Corte d’Assise, Gabriele Bianchi ha deposto. Il 14 luglio ci sarà il verdetto

Gabriele Bianchi ha fatto alcune dichiarazioni spontanee per difendersi dall’accusa di omicidio volontario che grava su di lui, il fratello Marco, e i presunti complici Francesco Belleggia e Mario Pincarelli.

Gabriele Bianchi-meteoweek.com

Come riporta il Corriere della Sera, nel corso dell’udienza in Corte d’Assise a Frosinone, ha negato di aver picchiato Willy:«Willy non l’ho toccato nemmeno con un dito. Il pm mi ha descritto come non sono, io non sarei stato in grado, nemmeno se lo avessi voluto, di fare quello di cui mi si accusa».

Willy morì nella notte tra il 5 e 6 settembre 2020, a Colleferro, dopo essere stato pestato a morte. Per Bianchi e per il fratello Marco, la procura ha chiesto il massimo della pena. Per gli altri due, 24 anni. «Willy merita giustizia come la merita la sua famiglia. In passato ho commesso errori, ma vi prego credetemi, Willy non l’ho ucciso io. Vorrei poter tornare a quella maledetta notte e cambiare tutto. Io sogno ancora di tornare dalla mia famiglia e crescere mio figlio», ha detto ancora Gabriele Bianchi.

Nel frattempo, il verdetto è previsto per il 14 luglio 2022. All’udienza erano presenti anche i genitori di Willy, dei loro parenti e alcuni amici che li supportano con magliette con dediche al 21enne che perse la vita due anni fa. Sulle maglie le scritte:«Ciao Willy» e «Stiamo online», il modo di dire della comitiva per dirsi, «teniamoci in contatto».

Dalla ricostruzione dei pm della procura di Velletri, che hanno sentito circa 30 testimoni, il primo calcio al torace di Willy è stato tirato da Gabriele Bianchi. Si tratterebbe di una mossa di arti marziali che secondo la perizia medica sarebbe già bastata da sé per provocare la morte di Willy.

E ancora, Willy, che era già a terra, sarebbe stato poi raggiunto anche dai colpi ripetuti di Marco Bianchi, aiutato da Pincarelli e Belleggia. Infine, un altro colpo diretto alla carotide del ventunenne sarebbe bastato allo stesso modo, a togliergli la vita. I legali di Belleggia e Pincarelli hanno chiesto che i propri assistiti vengano assolti, affermando che non è possibile tenere conto delle testimonianze che li accusano, poiché depositate da amici dei Bianchi che cercano di scagionarli.

Viceversa sullo stesso punto batte il legale dei fratelli Bianchi, Massimiliano Pica. Il legale mostra alcune slide in cui simula la posizione in cui si trovavano gli imputati sul luogo del crimine, cercando di smontare ad una ad una le testimonianze di coloro che li accusano, asserendo che non possono bastare per stabilire le responsabilità dei due fratelli.

«Nessuno dei 26 testimoni oculari può aver visto con chiarezza quello che stava succedendo. Al momento del pestaggio era buio, c’era troppa gente presente, alcune visuali erano coperte da una siepe, altre testimonianze non tengono conto dell’altezza effettiva dei due perché uno di loro era sul marciapiede». A detta di Pica, molte sarebbero le cose che non tornano tra quanto dichiarato in udienza e quanto realmente accaduto. «Gabriele Bianchi non ha colpito Willy, Marco l’ha colpito ma in modo non decisivo», ha detto.

Per queste ragioni, l’avvocato chiede che i due fratelli vengano assolti, o la derubricazione del delitto di cui vengono accusati da volontario a preterintenzionale escludendo le aggravanti. La madre di Willy ha mostrato tutta la sua amarezza, mentre si allontanava dall’aula di tribunale, non volendo commentare. Ha solo detto:«Ho perso mio figlio e di certo non si è ucciso da solo».

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