Secondo la Costituzione, ogni cittadino ha diritto di possedere pistole o fucili. Due anni fa i decessi per armi da fuoco sono stati 578
Ogni volta che si verifica una strage di persone innocenti, negli Stati Uniti si riprende a discutere sull’uso delle armi. Si tratta di una discussione che poi altrettanto puntualmente resta lì dov’era, non compiendo step in avanti nonostante gli episodi di questo genere siano in crescendo.
Il presidente Usa, Biden, è tornare a parlare di limitazioni alla vendita e alla detenzione di armi, ma come mai nonostante tali richieste le cose restano esattamente uguali? I fattori determinanti che impediscono che vengano posti i suddetti limiti sono i seguenti: Costituzione Usa, sentenze giudici, lobby.
Secondo la Costituzione statunitense, i privati possono detenere armi:«Essendo necessaria alla sicurezza di uno Stato libero una ben organizzata milizia, il diritto dei cittadini di detenere e portare armi non potrà essere infranto». È quindi una sorta di «scudo», una legge le cui profonde radici sono da attribuire alla nascita dello Stato americano, alle guerre che gli indipendentisti hanno affrontato contro britannici e spagnoli. E nonostante giudici e politici spesso abbiano provato a fare obiezioni, dicendo che tale spirito è ormai perduto, nulla da fare. Anzi.
Una sentenza della Corte Suprema risalente a 14 anni fa (2008), ha confermato la legittimità del secondo emendamento della Costituzione Usa, come sopraccitato, asserendo che fosse incostituzionale una legge del distretto di Columbia che poneva forti limiti alla detenzione di armi. Contro questo verdetto e contro la norma della Costituzione qualsiasi tentativo di eseguire una riforma è fallito.
La politica ha spesso provato a cambiare le regole. Nel 1994, ci provò Bill Clinton. Il Senato, come propose l’allora senato del Delaware Joe Biden, diede approvazione a una legge che vietava la vendita di armi d’assalto. L’anno dopo, i dem persero le elezioni di mid term, secondo gli statisti anche per via di questa proposta. E il divieto fu annullato nel 2004.
Nel 2012, a seguito del massacro di Sandy Hook, con 26 decessi, Obama tornò a chiedere che l’uso delle armi fosse limitato ma non trovò alcuna approvazione. Dopo la suddetta strage, tuttavia, per la prima volta una fabbrica di armi decise di risarcire le vittime, con 73 milioni di dollari alle 9 famiglie che avevano deciso di fare causa.
Perché le armi non vengono limitate
Le probabilità che una riforma sull’uso delle armi venga approvata sono dunque davvero molto basse. Lo scoglio più duro è il Senato, dove i dem hanno 50 voti su 100. Ma per cambiare la legge i voti devono essere 60 almeno, quindi necessiterebbero dei repubblicani. E questo è attualmente molto difficile che si verifichi.
Ad avere un certo peso è anche la lobby dei produttori di armi, detta NRA. Tale lobby si schierò nel 1980 con i repubblicani appoggiando Reagan come presidente Usa (che poi vinse) e da quel momento in poi è sempre rimasta schierata in tal modo. Il ruolo di tale lobby è incisivo al massimo dato che in Usa vi sono 380 milioni di armi e una popolazione di 319 milioni di abitanti.
Comprare un fucile o una pistola, è molto semplice, come indica l’attuale legge: bisogna aver raggiunto la maggiore età e compilare un questionario con i propri dati (anche precedenti o carichi pendenti) con la legge e poi il negoziante manda tutto all’FBI per eseguire un controllo. Tali barriere sono però facili da aggirare vendendo poi armi tra privati.
Sono gli Usa a detenere, tra i Paesi dell’Occidente, il maggior numero di decessi a causa di arma da fuoco. Due anni fa il triste record di 578 morti, contro i 417 del 2019. Nel 2018 i morti erano arrivati a 337. Una triste escalation in negativo.