Blitz dei carabinieri contro una cosca nel reggino che mirava al controllo totale del territorio. In cinque sono finiti in manette.
Il sodalizio criminale taglieggiava i piccoli imprenditori locali costringendoli a pagare il pizzo e a comprare merci fornite da società sotto il loro controllo.
Stanotte i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria hanno messo a segno un colpo nella lotta contro la ‘ndrangheta. Arrestati 5 pregiudicati, tutti indagati dalla Dda reggina per associazione di stampo mafioso, estorsione, trasferimento fraudolento di beni, ricettazione e detenzione ai fini di spaccio di voluminose quantità di droga.
Per i cinque arrestati si ipotizza l’accusa di essere membri stabili della cosca “Facchineri”, storica ramificazione sul territorio reggino della ‘ndrangheta. Una cosca attiva nei Comuni di Cittanova e San Giorgio Morgeto. Due degli arrestati sono considerati i capi dell’organizzazione mafiosa.
La cosca imponeva acquisti di merci e il pagamento del “pizzo”
A curare le indagini la Compagnia di Taurianova, coordinata dalla DDA guidata dal Procuratore Giovanni Bombardieri. Indagini partite dopo la denuncia di un imprenditore sangiorgese scomparso di recente per Covid. L’imprenditore, che operava nei settori ricettivo e della ristorazione, era tornato in Calabria dopo molti anni di lavoro in Italia del Nord. Dopo aver rilevato un ristorante a San Giorgio Morgeto, aveva successivamente richiesto di gestire un albergo nato negli anni 2000 a Cittanova, già sequestrato nell’aprile 2018 perché considerato frutto e reimpiego dei guadagni derivati dalle attività criminali della cosca “Raso-Gullace-Albanese”.
Poco prima di iniziare le attività, gli indagati lo hanno avvicinato imponendogli prima l’acquisto di cibi e bevande prodotti da una società controllata dal sodalizio mafioso. Poi lo hanno costretto a pagare il pizzo per la “protezione” e a assumere persone da loro indicate, soprattutto nel ristorante. A quel punto l’imprenditore ha sporto denuncia. E da qui è scattato il monitoraggio degli indagati, dall’ottobre 2019 al giugno 2020.
La cosca mirava al controllo integrale del territorio
Ne è emerso un quadro allarmante. Nel pieno della pandemia la cosca stava cercando di arrivare al controllo totale del territorio e delle attività economiche di Cittanova. I mafiosi avevano costretto molti esercenti locali a comprare bevande che, a causa del costo e delle limitazioni governative del lockdown, sarebbero state difficili da rivendere.
Supermercati, piccoli bar e tabaccai sarebbero dunque stati obbligati a comprare merce destinata a rimanere invenduta nei depositi. Nello specifico, si parla di casse di champagne o di liquori da oltre 200 euro a bottiglia, oltre a bevande energetiche di nicchia.
In più c’è il risultato di alcune intercettazioni. Nel corso di alcuni colloqui tra gli esponenti della cosca è emerso che avevano carpito, grazie a una società di comodo, l’esclusiva per i prodotti riconducibili anche a un famoso ex giocatore di calcio. Oltre alle custodie cautelari emesse dal Gip reggino, i carabinieri hanno sequestrato a titolo preventivo la società che distribuiva i prodotti alimentari e le bevande imposti agli imprenditori taglieggiati. Un sequestro che si aggira attorno ai 200 mila euro.