Ucraina, Mosca: “Noi pronti a riprendere i negoziati di pace, ma la palla è nel campo di Kiev”

Mosca si dice pronta a riprendere i trattati con la delegazione ucraina. Ma aggiunge: spetta a Kiev proseguirli. 

Continuano i bombardamenti e gli attacchi in Donetsk e Lugansk. Ma il principale obiettivo dei russi rimane Severodonetsk.

A destra Vladimir Medinsky, capo dei negoziatori russi – Meteoweek

Segnali di distensione, almeno all’apparenza, dalla Russia. Mosca si dice disponibile a una ripresa dei negoziati. Lo ha detto Vladimir Medinsky, capo dei negoziatori russi. Aggiungendo che però l’iniziativa di portarli avanti spetta a Kiev. “Da parte nostra, siamo pronti a continuare il dialogo – ha affermato durante un’intervista alla TV bielorussa – Il congelamento dei colloqui è stato interamente un’iniziativa dell’Ucraina” e, ha spiegato, la palla è completamente nel loro campo“.

“La Russia – afferma Medinsky – non ha mai rifiutato i colloqui”. Dopo l’inizio della guerra, il 24 febbraio scorso, gli incontri tra le due delegazioni, quella russa e quella ucraina, sono avvenuti regolarmente sia di persona che in videocollegamento. I due ministri degli Esteri Lavrov e Kuleba si sono incontrati in Turchia a marzo. C’è poi stato anche un incontro delle delegazioni a Istanbul, ma senza risultati concreti. Lo scorso martedì il principale negoziatore di Kiev, Mykhaylo Podolyak, ha detto che i negoziati erano “in sospeso”, dopo essersi svolti regolarmente nelle prime fasi della guerra.

Ma Kiev replica: impensabile cessate il fuoco senza ritiro russo

Mykhaylo Podolyak, capo di gabinetto della presidenza ucraina – Meteoweek

Sempre Podolyak, nella giornata di ieri, ha ribadito che è impensabile un cessate il fuoco senza un ritiro dei russi dall’Ucraina. “La guerra non si fermerebbe neanche dopo aver fatto concessioni. Ci sarebbe una pausa, ma dopo un po’, dopo aver ripristinato le armi e i soldati persi, risolto gli errori e licenziati i generali, la Russia lancerebbe una nuova offensiva, ancora più sanguinosa e su scala maggiore”, ha dichiarato Podolyak.

Podolyak, capo di gabinetto del presidente Zelensky, dice di ritenere “strani” gli appelli dell’Occidente per una tregua immediata: “Le forze russe devono lasciare il Paese prima che il processo di pace possa riprendere”. Nel frattempo il Parlamento ucraino ha prorogato per altri tre mesi la legge marziale e la mobilitazione generale, fino al prossimo 23 agosto.

Bombardamenti in Donetsk e Donbass

Sul piano militare, la polizia nazionale ucraina riferisce che nelle ultime ore sono stati bombardati 12 centri abitati nel Donetsk. Più di quaranta edifici civili sono andati distrutti, tra cui due scuole. Bombardamenti anche nelle regioni di Mykolaiv e del Donbass. Colpiti dai russi centri di comando delle truppe e depositi di munizioni.

L’obiettivo principale di Mosca sembra essere comunque la città di Severodonetsk, nella repubblica filorussa di Lugansk. Lo conferma l’intelligence della Difesa britannica. Anche da Kiev confermano che le truppe russe stanno continuando a attaccare la città da ogni parte, ma sono respinte dalla resistenza ucraina.

L’esercito ucraino intanto torna a richiamare l’attenzione sul pericolo di nuovi attacchi russi a partire dalla Transnistria, la regione filorussa in Moldavia. Le forze russe nella zona occupata, riferisce l’utimo bollettino dello stato maggiore di Kiev, si trovano in “allerta massima e mantengono le armi e le attrezzature militari pronte all’uso”. Per questo motivo sono stati rafforzati i controlli alla frontiera sudoccidentale.

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