Il boss che chiedeva il pizzo anche dal carcere: arrestati i familiari

10 anni di pizzo pagati al boss mafioso che però si trovava in carcere da oltre un ventennio. L’uomo coordinava l’attività illecita e agiva per il tramite della moglie e dei figli. 

Sta scontando l’ergastolo in carcere per avere ucciso l’imprenditore Giuseppe Scaringi, nonostante questo Giovanni Rapisarda detto Sansuneddu, pregiudicato 53enne affiliato al clan dei Santapaola Ercolano, gestiva una estorsione nella zona di Paternò, in Sicilia, con l’aiuto della moglie e dei figli.

Per questo motivo questa mattina i carabinieri del nucleo operativo della compagnia di Paternò, tramite la Direzione distrettuale antimafia, hanno arrestato i familiari di Rapisarda: la moglie Santa Carmela Corso, di 61 anni, e i due figli Giuseppe e Valerio, di 34 e 30 anni.

L’accusa è di concorso in estorsione aggravata anche dal metodo mafioso. Le indagini avevano preso avvio lo scorso febbraio e registrano i movimenti dal carcere di Rapisarda per impartire ordini su come agire tramite i colloqui avvenuti in carcere e alcune lettere intimidatorie indirizzate alla vittima, un imprenditore di Belpasso che lavora nel settore dell’estrazione e lavorazione di pietra lavica. Il bottino totale è di circa 1,7 milioni di euro.

QUI E’ COSA SUA

I figli dell’ergastolano erano apparsi sospetti in virtù delle continue visite alla sede della ditta pur non avendo rapporti ufficiali con l’imprenditore. A quanto risulta, l’estorsione avveniva sin dal 2012 e i pagamenti erano effettuati tramite contanti o assegni. Le forze dell’ordine hanno arrestato la donna e i figli proprio mentre si trovavano nella ditta e dopo avere ricevuto l’ennesima busta per il pizzo contenente circa 200mila euro. “Io te lo avevo detto… mio padre il suo piacere è questo, perché qui era la cosa sua” avrebbero detto gli uomini all’imprenditore.

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