Una Caporetto all’ultimo concorso per reclutare magistrati: il 95% dei candidati non passa agli esami orali.
Fatale lo scarso livello argomentativo, ma anche le carenze linguistiche. Alcuni candidati non sanno andare a capo.
Poco più del 5%. È la percentuale dei partecipanti al concorso in magistratura che passerà agli esami orali. Tutti gli altri candidati sono stati falciati da strafalcioni di diritto, ma non solo: zoppicano anche in italiano. Errori marchiani commessi però non da pigri allievi di qualche istituto superiore, ma da determinati laureati in giurisprudenza che ambiscono a un posto da giudice e pubblico ministero. Una vera e propria Waterloo il concorso per l’accesso in magistratura, bandito nel 2019 ma cominciato solo nel 2021 a causa della pandemia.
Allo scritto si erano presentati in 3.797 l’estate scorsa. Solo in 220 lo hanno superato, passando all’orale. Uno striminzito 5,7%, come certificato dal sito del ministero della Giustizia. Una strage. Questo significa che, se va bene, rimarranno scoperti almeno 90 dei 310 posti del concorso. Una sciagura, data la strutturale carenza di organico in magistratura. A mancare, secondo stime del Csm, sarebbero oltre mille magistrati. Difficile, stando così le cose, raggiungere le ambiziose mete indicate dal Pnrr: tagliare il 40% dei processi civili e il 25% di quelli penali.
Non è del resto la prima «strage di candidati» in un concorso. Era già capitato nel 2008, al maxi-concorso che avrebbe dovuto portare in magistratura 500 giudici in più. Ma fu coperta soltanto la metà dei posti.
«Livello non adeguato» dei candidati a un posto in magistratura
Eppure gli esaminatori non hanno certo impiegato la mano pesante. Lo racconta all’ANSA Luca Poniz, il pm milanese e ex presidente dell’Anm, tra i 30 membri della commissione d’esame. La commissione poco ha potuto però davanti a «un livello non adeguato» degli esaminandi, malgrado la consapevolezza dell’«urgenza» di reclutare nuovi giudici. E ha dovuto alzare bandiera bianca davanti a «una grande povertà argomentativa e povertà linguistica, molto spesso temi che ricalcano schemi pre-confezionati, senza una grande capacità di ragionamento, una scarsa originalità, poca conseguenzialità e in alcuni casi errori marchiani di concetto, di diritto, di grammatica. Trovare candidati del concorso in magistratura che non sanno andare a capo è un problema molto serio, io l’ho imparato in terza elementare».
Sono molte, a giudizio di Poniz, le cause di un tale sfacelo. A cominciare dal «collasso dell’attitudine formativa della scuola». Incide anche «la proliferazione» di atenei, con la tendenza a mandare avanti tutti «perché le Università si alimentano attraverso i risultati positivi. Credo che tutto questo non abbia portato un grande risultato alla qualità media dei laureati». Ma c’è un problema, dice, anche nei corsi di preparazione in magistratura: «Bisogna vedere se formano davvero, se preparano a un metodo». Tutti problemi, conclude, di cui dovrebbero farsi carico i «ministri dell’Istruzione e della Giustizia».