Il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, ha scritto una lettera a Liliana Segre, dopo la notizia dell’invito della senatrice a Chiara Ferragni, fatto nei giorni scorsi, in occasione del Memoriale della Shoah.
La Segre, ha voluto invitare Chiara Ferragni al Memoriale, per via dell’enorme impatto che la nota influencer ha, sul pubblico piu’ giovane.
“Gentilissima Senatrice Liliana Segre, Le indirizzo questa mia nel rispetto assoluto della Sua vicenda e della Sua figura. Un rispetto doveroso e meritato che però non mi impedisce di essere sincero (come sempre): non Le nascondo quindi che quando ho letto le Sue dichiarazioni riguardanti Chiara Ferragni e la memoria della Shoah sono rimasto di stucco”. Comincia così la lettera del presidente del Codacons.
“Se è vero che razzismo, antisemitismo e xenofobia non possono essere tollerati dalle società democratiche perché minano le fondamenta stesse della comunità, e che le battaglie che Lei Senatrice porta avanti devono essere condivise e sostenute da tutti coloro che si riconoscono nei valori di libertà e democrazia sanciti dalla nostra Costituzione, questo però non significa essere d’accordo su tutta la linea con Lei: e io, francamente, non lo sono affatto”, quanto scritto da Rienzi. Il presidente del Codacons ha sottolineato: “Non si tratta di una questione di principio: anche noi abbiamo invitato Chiara Ferragni, con cui pure abbiamo avuto tanti scontri in passato, al convegno sui social organizzato dal Codacons per il 6 luglio all’Auditorium di Roma. Ma in quel caso si tratta dell’ambito di cui la Ferragni è vera esperta e si occupa tutti i giorni”.
Per Rienzi, “il rischio è evidente: confondere la quantità (dei giovani coinvolti, ndr) con la qualità, privilegiando la prima a danno della seconda”. Se è vero infatti “che ‘tanti giovani’ potrebbero interessarsi alla Shoah sfruttando la capacità di richiamo dell’influencer di turno, e che questo risultato in sé sarebbe senza dubbio positivo, non pensa che proprio la formula scelta per aumentare la partecipazione svuoterebbe del tutto la portata culturale umana e storica della cosa?”, ha voluto ribadire il presidente del Codacons.
“Pur con il fine (nobile) di diffondere la memoria su una tragedia storica, come si può mescolare un vissuto così doloroso e straziante, un universo di umanità sofferente e sconfitta che va sempre tutelato e difeso, con un messaggio di segno opposto, fatto di abiti firmati, griffe alla moda e opulenza dichiarata?”, aggiunge Rienzi. Che scandisce: “Il dramma dell’Olocausto e la borsetta di Tizio o Pincopallo sono come il rosso e il verde: non si accordano bene. Troppa distanza tra ambienti, atmosfere, emozioni. Le vie della moda, i gioielli in mostra, la beneficenza ostentata non c’entrano proprio niente con la Shoah: è evidente che qualcosa, in questo incontro, è fuori posto. Dirlo, e anzi denunciarlo, è giusto e doveroso”.
Rienzi sottolinea che nella lettera non vi è nulla di personale nei confronti dell’imprenditrice digitale: “Chiara Ferragni è una brava imprenditrice, anche bella e simpatica, e su questo non ci piove. Ma alla Sua lucida onestà intellettuale, Senatrice, domando: davvero secondo Lei questo Regno del Nulla, questa ridda di esaltazioni della ricchezza, autocelebrazioni e atti diseducativi, rappresenta la sola speranza rimasta, per educare i nostri figli alle cose che contano della vita?”.
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