Doha Zaghi, la mistress “scaricata” da Calenda, non si arrende e si candida a sindaco di San Bartolomeo Val Cavargna. L’accusa di discriminazione: “Essere fascista è più grave di essere dominatrice”.
La mistress sadomaso Doha Zaghi, 31 anni, aveva deciso di candidarsi come aspirante consigliera alle amministrative a Como per supportare l’aspirante sindaco di centrosinistra, Barbara Minghetti. Era pare della lista di Azione, partito guidato da Carlo Calenda. Lo stesso che, però, l’ha rimossa dopo aver “saputo” del suo lavoro da “imprenditrice digitale”.
“Ragazzi, scherzi a parte, come ovvio non conoscevo i trascorsi della signora in questione. Se si trattasse di fatti privati nulla questio, ma direi che non ci sono i presupposti perché sia una candidata di Azione”, aveva infatti spiegato lo stesso leader di partito su Twitter. Immediata la risposta della 31enne, raggiunta dalla redazione di Fanpage.it: “Dichiarare che non ci sono le condizioni favorevoli e che non ho un profilo adatto, mi sembra assurdo”. Per questo motivo, “Lady Demonique” (suo nome d’arte) non si arrende, corre ora alle elezioni amministrative di San Bartolomeo Val Cavargna.
La vicenda di Doha Zaghi: esclusa da Calenda, poi il ricorso al Tar
La “mistress dominatrice”, basita dal fatto che sia stata esclusa dalla lista di Azione per via di alcuni suoi video e aspetti della sua professione, ha deciso di non arrendersi, e si è candidata alle elezioni amministrative di San Bartolomeo Val Cavargna – piccolo comune con meno di mille abitanti nel Comasco. La giovane guiderà la lista “Partito Gay Lgbt+ Solidale Ambientalista Liberale“, che la supporta e non “discrimina” la sua professione.
Del resto, ha spiegato Zaghi nell’intervista con Fanpage.it, “chi si candida non deve aver commesso reati di mafia ed essere colluso con la mafia. Ma soprattutto non deve essere fascista, ed essere fascista è più grave di essere una dominatrice“. Nonostante tutto, però, la commissione elettorale aveva inizialmente bloccato la sua candidatura anche in questo caso.
Non sarebbe stata ritenuta legittima, infatti, la sua corsa poiché si si è presentata senza alcuna firma – dato che il comune conta meno di mille abitanti. La norma a cui viene fatto ancora riferimento, però, risalirebbe al 2011, quando il comune contava più residenti, rilevati tramite ultimo censimento. Il Partito Gay Lgbt+, tuttavia, ha fatto immediatamente ricorso.
Presentato il ricorso al Tar, il Tribunale amministrativo di Milano ha infine accolto la richiesta di candidatura, e ha ammesso la dominatrice alla corsa per diventare prima cittadina – e con lei, vi sono sette aspiranti consiglieri comunali. La giovane si contenderà la poltrona con Eleonora Bari, vicesindaco uscente, attualmente candidata per la lista “Insieme per San Bartolomeo Val Cavargna”.