Gli inquirenti hanno sentito la donna, che aveva parcheggiato il veicolo per andare a prendere i suoi gemelli all’asilo e il figlio di 11enne che era in auto: ha detto di non aver messo mano al freno
Dopo la tragedia consumatasi ieri in un asilo de L’Aquila, quando un’auto parcheggiata in discesa si è messa in marcia e ha sfondato la recinzione della struttura d’infanzia, ferendo 5 bimbi e uccidendo un bambino di 4 anni, gli inquirenti hanno sentito la donna, proprietaria del veicolo in questione. Hanno inoltre parlato anche con il figlio di 11 anni della donna, che era rimasto in auto quando è occorso il dramma.
Il bambino ha raccontato, con l’ausilio di psicologi, di non aver toccato il pulsante del freno a mano. L’auto, tuttavia, si è messa in marcia e lui ha capito, tentando di evitare ciò che purtroppo poi è accaduto.
Il bambino era a bordo della Volkswagen Passat che ieri, dopo il parcheggio da parte della madre su una piccola rampa interna che porta al parco giochi, ha perso il freno, muovendosi e sfondando la recinzione esterna dell’asilo ha investito sei bambini, di cui uno, il piccolo Tommaso, è deceduto a soli 4 anni.
L’11enne era sull’auto e ieri sera gli investigatori lo hanno ascoltato molto, negli uffici della polizia dove è giunto accompagnato dalla madre, attualmente indagata per omicidio stradale, e con suo padre. I coniugi sono bulgari, che da tempo abitano nel nostro Paese, ben integrati e senza alcun precedente giudiziario.
La madre del bambino di 11 anni era scesa dalla Volkswagen per andare a riprendere i suoi figli, due gemellini, che quando è occorso il sinistro erano all’interno dell’asilo e stanno bene. Il figlio della donna ha raccontato di non aver rimosso il freno a mano e di aver cercato di evitare la tragedia. Ma la rampa che ridà sul parco giochi è così vicina che non avrebbe neppure potuto sterzare.
Nel frattempo, si è proceduto alla nomina di alcuni periti per comprendere se il freno, a pulsante, sia stato inserito dalla donna prima di scendere o meno dall’automobile. A volte può succedere che il comando non si inneschi in modo corretto anche si pensa di averlo attivato. Ad ogni modo, il comando rimane in memoria, il che potrebbe far comprendere eventuali responsabilità o meno della donna. I due coniugi, sconvolti, fanno sapere:«Siamo distrutti».
Tragedia asilo L’Aquila: le testimonianze
Sentiti anche diversi testimoni, tra cui le maestre, staff scolastico e altre madri che erano arrivate all’asilo per prendere i loro piccoli. Convocata anche la dirigente scolastica per esaminare se fossero state prese le dovute precauzioni. Purtroppo, l’entrata dell’asilo è sita su una strada stretta che non permette la fermata.
Le madri, quindi, per riprendere i loro figli parcheggiano nel cortile interno e su quella rampa che terminava con un piccolo cancello montato da poco, per impedire che i bambini uscissero dal giardino, ma nessuno avrebbe mai immaginato ciò che poi è successo.
La polizia scientifica ha portato via il cancelletto. Tempestiva la corsa per salvare i bambini coinvolti nel dramma. Enrico, che vive nei pressi dell’asilo, ha raccontato di avr sentito grida e di essere accorso a offrire il proprio aiuto. Ha anche spiegato che i vigili del fuoco sono giunti in modo tempestivo, «anche un gruppo di universitari. Abbiamo sollevato l’auto. C’erano un maschietto e una femminuccia. Sentivamo i lamenti. Li hanno soccorsi subito. Ma per il bambino non c’è stato niente da fare. Non ho dormito tutta la notte. Avrei voluto fare di più».
Nel parcheggio erano presenti diverse persone e gli inquirenti dovranno districarsi incrociando le loro versioni per ricostruire la dinamica del drammatico sinistro.