Mafia, parla Fiammetta Borsellino: “Mio padre è morto perché abbandonato dai suoi colleghi”

La figlia del magistrato ucciso in via d’Amelio punta il dito sulle connivenze istituzionali che hanno spianato la strada alla mano armata della mafia.

E parla dell’isolamento in cui è piombata la sua famiglia quando ha deciso di parlare delle responsabilità a più livelli delle stragi in cui hanno perso la vita il padre e Giovanni Falcone.

Fiammetta Borsellino – Meteoweek

‘Non è questa città che ha ucciso mio padre e Giovanni Falcone. Sono passati 30 anni e ormai ci siamo rassegnati all’idea che noi familiari di tutte le vittime delle stragi non avremo mai una verità giudiziaria. Perché nessuno ha voluto guardare dove si doveva guardare da subito: a quel palazzo di giustizia covo di vipere, come lo chiamava mio padre”. A dirlo, in un’intervista a Repubblica, è Fiammetta Borsellino, la figlia del giudice trucidato da Cosa Nostra il 19 luglio 1992 nella strage di via D’Amelio.

Suo padre è stato abbandonato. E come lui anche Falcone. Fiammetta Borsellino ne è convinta: ”C’è stata la mano armata di Cosa nostra ovviamente ma anche chi a questa mano armata ha spianato la strada, consegnando le teste di Falcone e Borsellino su un piatto d’argento. L’ormai famosa convergenza di interessi di cui parlava Falcone. Io oggi da figlia sono consapevole che mio padre è morto perché è stato abbandonato dai suoi colleghi”.

Fiammetta Borsellino: noi isolati quando abbiamo rotto il silenzio

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino – Meteoweek

Un sospetto – o meglio una certezza – confermato dall’abbandono della sua famiglia. Un isolamento cominciato in un momento ben preciso, racconta: “Fin quando siamo stati zitti, il salone di casa nostra era pieno di presunti amici di mio padre che venivano a raccontare balle a mia madre. Da quando invece io ho deciso di parlare, di dire senza peli sulla lingua che le responsabilità delle stragi di Capaci e via D’Amelio sono a più livelli, da quel momento ci siamo improvvisamente ritrovati soli. Di tutto quello stuolo di magistrati che ci stava attorno non si vede più nessuno”.

Alcune settimane fa, prosegue nel suo racconto la figlia di Borsellino, era sola anche a Marsala, dove Paolo Borsellino è stato procuratore. Era lì per l’intitolazione di una strada a Emanuela Loi, una degli agenti di scorta uccisi col padre. Ma anche in quel caso nessuno dei magistrati presenti le si è avvicinato. Anche solo per farle un saluto. “Ma a me sta bene così”, chiosa.

E riguardo alla prossima sentenza del processo a Caltanissetta sul depistaggio dice: ”Non abbiamo più bisogno di sentenze di condanna che tanto non arriveranno mai. Per noi ormai sono chiare le connivenze vere, le omissioni, le menzogne, le condotte sbagliate di uomini e donne delle istituzioni che non hanno avuto rossore a presentarsi in un’aula di tribunale e a balbettare monosillabi. A essere offesi non siamo solo noi familiari ma l’intelligenza del popolo italiano”.

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