Vaccini Covid coperti da segreto militare, il chiarimento dell’Ema dopo la richiesta dell’associazione IDU

Idati sui vaccini sono coperti dal segreto militare ma non è chiaro il motivo che ha portato a questa scelta. 

I dati sui vaccini Covid sono coperti da segreto militare.

Questa la comunicazione che l’Ema, l’ente europeo per la sicurezza dei farmaci, ha rilasciato nelle ultime settimane rispondendo a una serie di domande avanzate dall’associazione IDU, Istanza Diritti Umani. Come ha avuto modo di spiegare in un’intervista concessa al Fatto Quotidiano Enzo Iapichino, uno dei legali dell’associazione, ormai da mesi si sta portando avanti un dialogo con gli enti regolatori italiano ed europei, per avere accesso ai dati sulle sperimentazioni dei vaccini contro il Covid

Ansa

In Italia però, l’Aifa ha respinto la richiesta, scatenando l’ira dell’associazione che ha deciso il 4 Marzo di querelare l’ente italiano, ma anche il Ministero della Salute e il Comitato Tecnico Scientifico con accuse pesantissime tra cui omissione di atti d’ufficio ma anche omicidio colposo e lesioni personali. Una denuncia che secondo Idu si è resa necessaria a causa delle risposte contraddittorie fornite dall’Aifa nel giustificare l’impossibilità di adempiere alla richiesta di accesso presentata. L’Aifa  in un primo momento aveva persino dichiarato di non aver compreso i termini della domanda avanzata dai legali di IDU, per poi rinviarli a chiedere spiegazioni all’Ema, in quanto unica detentrice dei dati. A quel punto i legali hanno iniziato un fitto dialogo con l’ente europeo che ha comunque dimostrato, spiega Iapichino,  una maggiore propensione al dialogo e alla trasparenza rispetto all’Aifa, rispondendo in modo veloce a tutte le mail inoltrate e dando così inizio a una corrispondenza con Idu, andata oltre le trenta mail, che però non ha comunque portato l’associazione a vedere soddisfatta la sua richiesta.

L’Ema ha negato l’autorizzazione con una motivazione che ha letteralmente scandalizzato Iapichino: l’ente europeo ha infatti dichiarato che i dati sono coperti dal segreto militare, in quanto vi è una questione di tutela dell’interesse pubblico che “scavalca” la richiesta di trasparenza avanzata da IDU. 

Una motivazione che fa riflettere: perché i dati sui vaccini sono coperti dal segreto militare? In che modo la loro divulgazione mette a rischio la sicurezza internazionale?

La risposta dell’ente in tal senso appare confusa e di certo non può soddisfare i legali, anche perché arriva alla fine di un dialogo in cui l’Ema, pur mostrando una maggiore disponibilità al confronto rispetto all’Aifa, non si è dimostrata incline a fornire maggiori dettagli sul perchè sia stato necessario tutelare questi vaccini con il segreto militare. La questione naturalmente non riguarda solo l’Italia. Motivazioni molto simili sono state fornite anche in Inghilterra e in America, due nazioni che negli ultimi mesi hanno deciso di stoppare la pubblicazione dei dati per non incoraggiare l’esitazione vaccinale, come ha chiarito il CDC nei mesi scorsi. 

Vaccini Covid, il nuovo report pubblicato dalla Pfizer conferma che non sono stati effettuati test di genotossicità

Tutto questo, mentre l’Unione Europea continua ad accumulare dosi su dosi, convinta ormai della necessità di normalizzare la campagna vaccinale, forse attraverso dei richiami annuali.

Come ha dichiarato di recente Stella Kyriakides, Commissaria alla Salute, nel corso di un’audizione alla Commissione speciale sul Covid, l’Ue ha stretto un nuovo accordo commerciale con “Pfizer-BioNtech per ricalendarizzare le consegne di dosi dei vaccini verso il secondo semestre dell’anno, quando è molto probabile che ne avremo più bisogno, e che queste consegne siano di vaccini adattati alle varianti”. 

La mancanza di trasparenza sui vaccini continua a preoccupare molti scienziati europei, anche alla luce degli ultimi rapporti pubblicati dalle case farmaceutiche. Di recente ad esempio, Pfizer ha pubblicato un report intitolato “Safety Pharmacology“, che era stato approvato dagli enti nel 2021, e che descrive il modo in cui si è svolta la sperimentazione sugli animali, e nello specifico la distribuzione della nanoparticelle lipidiche, che hanno lo scopo di trasportare l’RNA dei farmaci nel corpo. Nel documento la casa farmaceutica afferma a un certo punto, nella sezione denominata “Interazioni farmacodinamiche con i farmaci” “Non sono previsti studi di genotossicità per BNT162b2 [il vaccino Pfizer / BioNTech COVID] poiché i componenti dei costrutti del vaccino sono lipidi e RNA e non si prevede che abbiano potenziale genotossico (OMS, 2005). Gli studi di cancerogenicità con BNT162b2 non sono stati condotti in quanto i componenti del costrutto del vaccino sono lipidi e RNA e non si prevede che abbiano un potenziale cancerogeno o tumorigenico”. 

Se da un lato è vero che l’Organizzazione Mondiale della Sanità non ha mai previsto degli studi di questo genere sui vaccini, dall’altro bisogna però considerare che non ci troviamo di fronte a dei vaccini tradizionali, e non bisogna dimenticare che per farli rientrare in questa categoria farmacologica, l’Oms è stata costretta ad ampliare la definizione clinica di vaccino. 

Un vaccino normalmente può anche fare a meno di essere testato circa la sua genotossicità, proprio perché non si tratta di un farmaco che pone delle grandi incognite rispetto all’azione che può indurre sul genoma. Il discorso però cambia quando parliamo dei vaccini contro il Covid, che invece, sono in primo luogo dei farmaci che agiscono in modo specifico sul genoma, trasportando un’informazione al suo interno. Qui il rischio di tossicità è invece possibile, e per questo la scelta dell’ente lascia perplessi.

Se a questo poi si aggiunge il fatto che gli scienziati indipendenti, fuori dagli interessi dei governo o delle case farmaceutiche, non possono avere accesso ai dati sulla sicurezza in quanto coperti da un segreto militare, diventa lecito chiedersi se davvero gli enti europei stanno lavorando per la sicurezza dei cittadini europei.

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