Il direttore dell’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani Carlo Cottarelli mette in guardia gli italiani: “Quest’anno evitiamo la recessione ma con l’escalation della guerra il rischio c’è”.
Un Pil che è cresciuto rapidamente, ma che rischia di fermarsi se la guerra dovesse proseguire: a quel punto i rischio di finire in recessione sarebbe concreto. A fotografare la situazione dell’economia italiana è Carlo Cottarelli, direttore dell’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani ed ex commissario per la revisione della spesa.
Previsioni di crescita quasi dimezzate
“La crescita del 2,4% quest’anno vuol dire che in corso d’anno la crescita è quasi zero” spiega Cottarelli ad AdnKronos. “Questa è la cosa importante da capire. Noi veniamo da un anno di rapida crescita” prosegue l’economista “per cui con una crescita pari a zero quest’anno avremmo fatto +2,3% rispetto alla media dell’anno scorso. Questo significa che evitiamo una recessione”. Le valutazioni di Cottarelli arrivano dopo l’annuncio delle previsioni economiche della Commissione europea, che hanno tagliato le stime di crescita del Prodotto Interno Lordo dell’Italia per quest’anno dal +4,1% previsto il 10 febbraio scorso, prima che la Russia attaccasse l’Ucraina, al +2,4%. “Entro un anno lo scenario è più ottimista, dice 3,1%” aggiunge Cottarelli commentando la stima del Pil effettuata dal governo italiano all’interno del Def. “Questo comporta, dopo un primo trimestre debole, una crescita abbastanza significativa. Io credo che alla fine il dato sarà più vicino al 2,4% che al 3,1%”.
Se c’è escalation della guerra, rischio recessione
Ma, ovviamente, il destino dei conti italiani e sopratutto della crescita è strettamente legato all’andamento della guerra. Su questo Cottarelli è chiaro: “Questo è lo scenario in cui non c’è un escalation militare o delle sanzioni per la guerra in Ucraina. Con un’escalation che comporti il razionamento del gas probabilmente sarebbe difficile evitare una recessione e questo lo dice anche il governo nello scenario del documento di economia e finanza uscito qualche settimana fa. Se sosteniamo gli acquisti di gas naturale e se questo comporta un razionamento”.