La questione degli aiuti militari al governo ucraino riguarda la sicurezza nazionale, che legittima la segretezza sulle forniture.
Lo afferma il presidente del Comitato parlamentare della sicurezza della Repubblica, Adolfo Urso.
Anche il presidente del Copasir, Adolfo Urso, interviene sulla segretezza che avvolge l’invio di armi all’Ucraina – già oggetto di un ricorso del Codacons. Lo ha fatto in un’intervista col quotidiano ‘La Stampa’.
“È giusto che sia così, perché qui parliamo di sicurezza nazionale”, spiega Urso. Questo, aggiunge, “fermo restando che ogni forza politica, se ritiene, può chiedere al governo un supplemento di informazioni”. Ad ogni modo, continua il presidente del Copasir, “mi sembra giusto ricordare che il Parlamento a febbraio ha votato quasi all’unanimità un decreto che autorizza aiuti, anche militari, all’Ucraina, stabilendo che ogni tre mesi il governo dia comunicazioni”.
Così ha fatto finora il ministro della Difesa. “Guerini finora è stato tempestivo ed esauriente”, osserva Urso che ricorda quanto successo l’estate scorsa, dopo il precipitoso ritiro occidentale dall’Afghanistan. Anche allora, nelle due settimane centrali di agosto, a Camere chiuse, la situazione fu seguita attentamente, con ben sei riunioni.
Urso: c’erano tutte le avvisaglie di un imminente attacco di Mosca
Mentre adesso, con la guerra in Ucraina, le audizioni settimanali sono cinque o sei. “Non a caso, in questa legislatura, le nostre relazioni sono sempre votate all’unanimità”, spiega Urso che rivendica la natura super partes del Comitato parlamentare della sicurezza della Repubblica, accusato al tempo stesso di fare da sponda all’esecutivo o, al contrario, di dettare indicazioni al governo. “La verità sta nel mezzo: – replica il presidente Copasir – noi agiamo sempre, e tanto più in questo contesto, secondo lo spirito di piena e leale collaborazione tra istituzioni, come prescrive il dettato costituzionale. Tanto più nel campo della sicurezza nazionale e ancor più quando si è di fronte ad una guerra nel cuore della nostra Europa”.
Sull’invasione di Mosca Urso ricorda di averlo scritto “qualche settimana prima che avvenisse. Bastava ascoltare quel che dicevano le intelligence occidentali. Abbiamo messo in fila i fatti: l’ammassamento delle truppe, il referendum in Bielorussia per ospitare armi nucleari, la postura sempre più aggressiva del presidente Putin, la presenza crescente di mercenari russi in Siria, Libia, ma anche Mali o Centrafrica. I russi stavano accerchiando le rotte energetiche. E in una relazione del 13 gennaio scrivevamo che occorre una strategia energetica nazionale che ci svincoli dal gas russo, in una prospettiva europea e occidentale. Davamo alcune indicazioni che poi il governo ha adottato, sul gas nazionale e sulle rinnovabili da sbloccare”.
Allargamento perimetro della sicurezza nazionale è un effetto dei tempi
Con regimi totalitari sempre più aggressivi, la disinformazione e problemi sempre più interconnessi, il campo della sicurezza nazionale “si va allargando”, dice Urso. Del resto basta vedere come si è esteso il perimetro della “golden power”. Ossia l’intervento del governo per tutelare settori strategici per l’interesse nazionale. L’ultimo caso risale a pochi giorni fa, quando l’esecutivo ha bloccato la vendita di un’azienda di sementi ai cinesi. “La filiera alimentare – fa notare Urso – è ormai parte della sicurezza nazionale, al pari della filiera sanitaria. Il blocco delle esportazioni di grano e fertilizzanti da parte dei russi, è una forma inedita di guerra ibrida: direttamente contro i Paesi più fragili del Mediterraneo, indirettamente contro l’Italia e contro l’Europa”.
Il presidente del Copasir non è affatto stupito delle manovre degli hacker russi per boicottare Eurovision: “Neanche un po’”, dice. “Nell’infosfera ci sono hacker che tentano di impadronirsi di informazioni delicate, ma anche chi sparge disinformazione. È una guerra. E i russi sono i più esperti”, conclude Urso.